Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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venerdì 22 dicembre 2017

Difendersi dalla Televisione

Difesa on Line  Redazione15/12/17 


Nessun rilievo è stato mosso dal Collegio dei Questori

della presidenza della Camera al sottosegretario di Stato alla Difesa Domenico Rossi, oggetto nelle scorse settimane di alcuni servizi della trasmissione “Le Iene”. La questione riguardava l'assunzione del figlio dell’onorevole Rossi da parte del deputato Mario Caruso.
Come dichiarato dall’onorevole Roberto Capelli, membro dell’ufficio di presidenza della Camera, non è stata aperta neppure un’istruttoria sul sottosegretario Rossi, in quanto non era possibile muovere alcun rilievo nei suoi confronti: i rapporti tra il figlio di Rossi e l’onorevole Caruso erano stati regolati fin dal 2013 da un contratto del tutto legittimo, e i pagamenti erano stati fatti dallo stesso Caruso attraverso movimenti bancari sempre tracciabili, al contrario di quanto ipotizzato dalla trasmissione televisiva.


Cfr.
Difesa on line.it/news-forze armate/interforze/collegio-questori-presidenza della camera su vicenda sottogretario rossi.

mercoledì 6 dicembre 2017

Lettera per raccolta fondi

Associazione Amici del MIDeC Lungolago Perabò,5 21014 Laveno Mombello (VA) Laveno Mombello.5 dicembre 2017

OGGETTO: MCCOLTA FONDI PER RESTAURO SAt 4 PORTAOMBRELLI MIDeC


 Cari amici, il MIDeC potrebbe riaprire la sala contenente la pregevole collezione di portaombrelli in ceramica decorata mettendo in sicurezza lo storico allestimento di Antonia Campi. Allego una descrizione del progetto, per il quale l'Associazione Amici del MIDeC promuove una raccolta di fondi, confidando nella generosità degli amici che hanno a cuore la vita del Museo. L importo della donazione è libero. Nella sala sarà collocata una targa con la scritta "il restauro della sala è stato rcalizzato nel mese di .... 2018 con il contributo di ... nome e cognome ... nome e cognome... nome e cognome... e di altri Amici del MIDeC". I nomi di chi avrà inviato un contributo non inferiore a 500 euro saranno menzionati nella targa con il loro preventivo consenso, Nel caso vogliate aderire alla raccolta fondi vi invitiamo a inviare un bonifico con la causale "contributo al restauro della sala portaombrelli" all'IBAN della nostra Associazione IT81T0311150370000000002892 presso UBI Barca, agenzia di Laveno Mombello. Ringraziandovi per l'attenzione che vorrete dedicare a questo nostro progetto vi saluto cordialmente I MIDeC idente ezf,am hu--

 Amicidel Museo lnlèrnszionale Ossign Ceramico Sede L€gal6: Lungolago Porabò, 5 - 21014 Laveno Mombello (va)

 e.maìli amicidelmidec@gmail.com c F 92012910124

Per ogni altra informazione conttattare il Gen. Mario Peitrangeli  57 Sessione IASD

venerdì 20 ottobre 2017

Una iniziativa di beneficenza

Sabato 21 ottobre 2017 h.17.30 nella Chiesa all’interno del “The Church Palace” in via Aurelia 481, Concerto del Coro Polifonico “Salvo D’Acquisto”
Carissimi amici e sostenitori vi invitiamo a partecipare, con generosità, al Concerto “La Preghiera e il Canto” per sostenere l’Associazione “Salvamamme” che da più di 20 anni è vicina a mamme e famiglie che vivono condizioni di grave disagio socio-economico, “perché di mamma ce n’è una…ma non sia sola!”
Seguirà una splendida Apericena ed una generosa Lotteria!
L’ingresso è su invito, ad offerta libera, a partire da un minimo di 25.00 euro.
Tutta la solidarietà della serata andrà a sostegno dei Progetti dell’Associazione “Salvamamme”, che saranno illustrati nel corso della serata.
Saremo ospiti di una location esclusiva, nella splendida Chiesa dell’Hotel “The Church Palace”, immerso in un parco privato integrato a quello di Villa Carpegna, con ampio e comodo parcheggio interno.
Vorremmo deste la più ampia diffusione a questo evento tra parenti ed amici sensibili, come voi, alle nostre iniziative di solidarietà.
Attendiamo le vostre gentili risposte, 

Per info e prenotazioni :
Ass. “LumbeLumbe”:
Grazia, cell: 331 262 8927; mail: grazia@lumbelumbe.org
Ass.”Salvamamme”:
Segreteria Salvamamme office, tel. 06 35403823; mail: diritticivili.2000@tiscali.it
Pres. Ass. Salvamamme, M.Grazia, cell: 335 321 775

Saluti Solidali !Grazia Serio

mercoledì 11 ottobre 2017

Lanzarotto Malocello

VENERDI’ 20 OTTOBRE 2017 – ore 19,30
UNED di  Spagna – sede di Lanzarote (Universidad  Nacional de Educacion a Distancia )
                                                             20-ott
                                                                    fed
L’Avv.Alfonso Licata, presidente del Comitato Internazionale delle Celebrazioni del VII Centenario della scoperta di Lanzarote e delle Isole Canarie del navigatore italiano Lanzarotto Malocello , su invito della UNED ( la più grande e prestigiosa Università di Spagna),terrà una conferenza nell’ambito di un corso di Studi su “ Fuentes y miradas para una historia de Lanzarote”ove parlerà diffusamente della figura dell’insigne navigatore varazzino Lanzarotto Malocello e del libro tradotto in lingua spagnola “Lanzarotto Malocello, de Italia a Canarias”edito dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa italiano e successivamente pubblicato dal Cabildo di Lanzarote in lingua spagnola.

martedì 23 maggio 2017

Roma, 7 giugno 2017 ore 17

ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M.
Presidenza Nazionale - Centro Studi sul Valore Militare

                                              Comunicato Stampa
Mercoledì 7 giugno 2017 ore 17
Il Presidente Nazionale Gen. Carlo Maria Magnani
Ha l’onore di  invitare la S.V.
AL VI INCONTRO CON L’AUTORE
GIANLUCA BONCI
SARA’ PRESENTATO IL VOLUME
LE SPADE DI ALLAH
I Mujaheddin nel conflitto russo-afgano,
Libero di Scrivere Editore
Il conflitto russo-afghano fu l’ultimo della più vasta e non incruenta “Guerra Fredda”. I guerriglieri afghani impartirono una dura lezione alla potente Armata Rossa che rimase invischiata per un decennio tra le impervie montagne del Paese centroasiatico, prima di rientrare sconfitta in Unione Sovietica, soggetto politico ormai prossimo al collasso. Questo libro vuole illustrare il conflitto da una prospettiva inedita: quella dei Mujaheddin che furono i veri protagonisti di una guerra che, ancora oggi, offre spunti e interpretazioni tragicamente controverse. Dopo una doverosa descrizione delle fasi del conflitto e un inquadramento del panorama politico afghano dell’epoca, il testo presenta l’organizzazione operativa e logistica, le caratteristiche generali, gli aiuti esterni e gli obiettivi strategici del movimento di resistenza afghano. L’analisi è approfondita attraverso un’esaustiva e competente descrizione delle tattiche di combattimento offensive (imboscate, raids, ecc…) e difensive (contro imboscata, difesa contraerei, controcarri, impiego delle mine, ecc…) presentate in maniera semplice e scevre da tecnicismi, fornendo ammaestramenti e lezioni apprese inquietantemente attuali.

Interverranno:  Gen. Massimo Coltrinari, Prof. Giancarlo Ramaccia.

ROMA,  Presidenza Nazionale Nastro Azzurro Sala Maggiore, Piazza Galeno 1 . V.le Regina Margherita,  
PDC. 334 585 6938 

L’evento è organizzato con la Federazione Provinciale di Roma del Nastro Azzurro

Gianluca BONCI, Tenente Colonnello, nato a San Severino Marche nel 1973. Frequenta l’Accademia Militare di Modena nel biennio 1993-95. Laureato in “Scienze dell’Informazione” e in “Scienze Strategiche” con indirizzo comunicazioni, ha conseguito i Master in “Studi internazionali strategico militari” presso l’Università “Roma Tre”, in “Scienze Strategiche” presso l’Università di Torino e in “Servizi logistici e di comunicazione per sistemi complessi” presso l’Università “Sapienza” di Roma. Assolve gli incarichi di Comandante di Plotone e di Compagnia presso reparti operativi e partecipa a 7 missioni di stabilizzazione fuori dai confini nazionali di cui due in Afghanistan. Oggi presta servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito. È conferenziere accademico su tematiche di relazioni internazionali e strategiche e collabora attivamente con svariate riviste e periodici, tra cui «Rivista Militare», per cui scrive articoli di carattere tecnico-militare.


Le Spade di Allah


venerdì 21 aprile 2017

Roma 27 aprile 2017 ore 17

ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M.
Presidenza Nazionale
Centro Studi sul Valore Militare

                                                              INVITO
Giovedì 27 aprile 2017 ore 17
In occasione della Giornata del Decorato che si terrà ad Arezzo il 28-30 aprile 2017
Il Presidente Nazionale Gen. Carlo Maria Magnani
Ha l’onore di  invitare la S.V.
AL V INCONTRO CON L’AUTORE
Tommaso Gramiccia
Che presenterà il Volume
Comprendere la Grande Guerra
Dal Primo al Secondo anno di guerra 1915-1916
Atti del convegno in occasione della Giornata del Decorato
Salò 23-24 aprile 2016
Saranno presenti i Curatori, Massimo Coltrinari  e Giancarlo Ramaccia

ROMA
 Presidenza Nazionale Nastro Azzurro Sala Maggiore
Piazza Galeno 1 . V.le Regina Margherita

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

mercoledì 5 aprile 2017

Giornata del Decorato.2016 Atti.

Save  the Date

Giovedi 27 aprile 2017 ore 17

nella Sala Grande della Presidenza Nazionale
 dell'Istituto del Nastro Azzurro 
Piazza Galeno 1 - Viale Regina margherita 
Roma 

Saranno presentati gli Atti della Giornata del Decorato 
2016



INFO: 
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org



sabato 25 marzo 2017

Balcani.

AGGIORNAMENTI

Elezioni
Bulgaria al voto sotto occhi di Mosca e Ankara
Francesco Martino
23/03/2017
 più piccolopiù grande
Risultato finale apertissimo, crescita dei movimenti populisti ed euroscettici, tensioni con la vicina Turchia, accusata di interferire col processo elettorale. In Bulgaria, la campagna per le elezioni politiche anticipate del 26 marzo volge al termine: domenica, gli elettori saranno chiamati a scegliere tra i candidati proposti da 13 partiti, 9 coalizioni e 21 comitati d'iniziativa popolare.

Al nuovo voto anticipato, ormai elemento ricorrente del ciclo politico bulgaro, si è arrivati dopo la pesante sconfitta subita alle presidenziali dello scorso novembre dal partito dall'allora premier Boyko Borisov, leader del movimento di centro-destra Gerb (Cittadini per uno sviluppo europeo della Bulgaria).

Dopo la larga vittoria dell'ex generale e comandante dell'aviazione militare Rumen Radev, lanciato dall'opposizione socialista, Borisov ha deciso di mettere fine anticipatamente al suo secondo mandato, come già avvenuto col suo primo esecutivo nel 2013.

Rimonta socialista?
Non è ancora chiaro, però, se la decisione di staccare la spina e presentarsi agli elettori dopo la parentesi del governo di garanzia guidato dal giurista Ognyan Gerdzhikov si rivelerà vincente. Gli ultimi sondaggi danno Gerb e il partito socialista (Bsp) - per la prima volta guidato da una donna, Korneliya Ninova - appaiati intorno al 27-30% dei consensi.

Per Gerb, il risultato rappresenterebbe una sostanziale tenuta, ma per il Bsp segnerebbe il raddoppio dei consensi (nel 2014 il partito si era fermato al 15,4%). Una crescita probabilmente segnata più dalla stanchezza dell'elettorato nei confronti di Borisov che dalla forza e credibilità delle promesse elettorali della Ninova, le quali ruotano intorno all'impegno di aumentare pensioni e stipendi, introdurre alcune misure protezionistiche e rilanciare i rapporti con Mosca facendo lobby contro le sanzioni anti-russe.

A meno di sorprese dell'ultima ora, e visto il relativo equivalersi delle forze in campo (in Bulgaria si vota con un sistema proporzionale, accompagnato da una quota maggioritaria) la vera questione riguarda la capacità dei principali contendenti di formare coalizioni di governo.

Al ruolo di ago della bilancia ambiscono anzitutto i Patrioti uniti, formazione che riunisce i tre principali movimenti nazionalisti ed euroscettici: la Vmro, il Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria e i filo-russi di “Ataka”. Con un risultato previsto al 10% dei voti, stavolta i nazionalisti – dopo aver già sostenuto in passato vari esecutivi, ma sempre dall'esterno – si candidano quindi al ruolo di partner di governo a tutti gli effetti.

A rafforzare le loro posizioni è il dibattito arroventato su migranti e rifugiati, che nelle settimane della campagna elettorale ha portato a diversi episodi di xenofobia e intolleranza. Frontiera esterna dell'Unione europea, Ue la Bulgaria teme di dover sostenere le conseguenze di una possibile riapertura della rotta balcanica, soprattutto visti i timori di un possibile cedimento degli accordi tra Ue e Turchia (che l'avevano chiusa nel marzo 2016), oggi ostaggio dello scontro frontale in corso tra Ankara e il blocco europeo.

Turchia accusata di ingerenza
Come se non bastasse, il governo turco è stato apertamente accusato da Sofia di ingerenza nella campagna elettorale, attraverso la propria influenza sulla numerosa minoranza turca (attorno al 10% della popolazione) presente nel Paese. Dall'introduzione del sistema democratico, il voto dei turchi di Bulgaria è stato monopolizzato dal Movimento per i diritti e le libertà (Dps), partito più volte al governo, dominato dal suo primo segretario Ahmet Dogan e criticato da più fronti per la sua gestione opaca ed oligarchica del potere.

In questa tornata elettorale, però, per la prima volta il Dps sembra avere un serio concorrente nel movimento Dost, creato dall'ex leader del Dps Lyutvi Mestan, espulso rocambolescamente da Dogan a inizio 2016. Nonostante le smentite di Mestan, Dost sembra avere fortissime entrature alla corte del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, e il governo di Ankara ha messo il proprio peso al servizio del nuovo partito, facendo opera di convincimento soprattutto all’interno della numerosa comunità di turchi di Bulgaria che vivono in Turchia.

Un atteggiamento che ha provocato la reazione stizzita del governo bulgaro, che nelle settimane scorse ha convocato l'ambasciatore turco a Sofia e ha accusato Ankara di interferenza negli affari interni del Paese. Sono seguite teatrali proteste dei partiti nazionalisti, che nei giorni scorsi hanno bloccato la frontiera bulgaro-turca. Obiettivo dichiarato, impedire il tradizionale “turismo elettorale” con cui una parte dei cittadini turco-bulgari residenti in Turchia torna - spesso in forma organizzata e gestita dai partiti della minoranza - nei propri luoghi d'origine per recarsi alle urne.

Secondo i sondaggi, il Dps (che oggi insiste sul suo ruolo “patriottico” contro le influenze di Ankara), dovrebbe comunque superare la soglia di sbarramento del 4%. I risultati di Dost sono invece più difficili da prevedere, e dipenderanno in misura importante dal voto nelle sezioni istituite in Turchia.

Il Trump di Sofia
Immancabile, come in tutte le tornate elettorali degli ultimi anni, l'elemento più marcatamente populista, che stavolta vede protagonista il discusso businessman Veselin Mareshki, già ribattezzato dal New York Times “il Donald Trump di Bulgaria”, e in grado di raccogliere l'11% dei voti nelle recenti presidenziali.

Col suo movimento “Volontà”, Mareshki punta a ritagliarsi un ruolo importante come potenziale partner di minoranza di un prossimo esecutivo (viene dato al 5-6%). Dopo aver costruito un impero con una catena di farmacie – che spesso offrono medicinali a prezzi più convenienti della concorrenza –, Mareshki ha lanciato una sua battaglia personale contro i “cartelli che dominano l'economia bulgara”.

Per dimostrare di fare sul serio, dieci giorni prima delle elezioni, Mareshki ha aperto a Sofia uno dei più grandi distributori di carburante al mondo, con prezzi ribassati di circa dieci centesimi di euro al litro. “Sofia, congratulazioni, oggi sei stata liberata!”, ha esclamato Mareshki all'apertura: la sua speranza è che il motto “Io non prometto, realizzo”, possa conquistare il cuore e il portafogli di molti cittadini bulgari, tanto come clienti quanto come elettori.

Questo articolo è frutto di una collaborazione editoriale tra l'Istituto Affari Internazionali e Osservatorio Balcani e Caucaso.

Francesco Martino, Laurea in Scienze della comunicazione presso l'Università degli Studi di Trieste, ha lavorato nella cooperazione internazionale in Kosovo prima di dedicarsi al giornalismo. Dal 2005 vive e lavora a Sofia, da dove ha collaborato con varie testate italiane e internazionali. Giornalista professionista lavora a Osservatorio Balcani e Caucaso dal 2006.

martedì 21 marzo 2017

Come alimentare il Caos mondiale.

Usa e commercio internazionale
Addio di Trump al Wto?
Laura Mirachian
16/03/2017
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Forse gli europei decideranno di aumentare i loro bilanci per la difesa per sventare il disimpegno degli Stati Uniti dalla Nato, e probabilmente si doteranno anche di nuovi strumenti di sicurezza.

Ma sulla politica commerciale ci sarà poco da fare per evitare il collasso dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), pilastro e garante delle regole degliscambi internazionali, se Trump darà seguito ai propositi di abbandonarla, dissociandosi dall’organismo di risoluzione delle controversie.

Ideato, non a caso, nel contesto della liberalizzazione globale sancita nel 1994 a conclusione dell’Uruguay Round, il meccanismo è stato creato con l’obiettivo di evitare guerre commerciali, sanando i contenziosi mediante la pronuncia di un panel di esperti selezionati per consenso, cui tutti gli Stati, senza differenziazione alcuna, sono tenuti ad adeguarsi. Si prevedono compensazioni per il danno subito dalla controparte e, se del caso, la modifica della legislazione nazionale in violazione delle regole comuni.

La fine di un’epoca
Questo organismo è più di altri simbolico del clima di un’epoca, quella appunto della liberalizzazione globale. Regole valide per tutti, rimedi applicabili ugualmente a tutti. Un regime in teoria egalitario, ma che di fatto avrebbe premiato gli interessi dei grandi protagonisti del commercio mondiale - l’Occidente e, in particolare, Washington -, in grado di far valere la propria supremazia nei rapporti di forza.

L’emergere di altri protagonisti (in primis la Cina, che ha aderito al Wto nel dicembre 2002), e la loro assertività nella difesa dei propri interessi, hanno scardinato un funzionamento che era dato per scontato.

Più di una volta, gli stessi Stati Uniti sono stati ripresi per la loro condotta commerciale e invitati ad adeguarsi: valga per tutte, la bocciatura delle misure anti-dumping sulle importazioni di acciaio dalla Cina, adottate a fronte di forti pressioni dei produttori nazionali. Nel caso in cui, tra l’altro, la Cina dovesse acquisire lo status di “economia di mercato” (cui aspira nonostante le carenze dei suoi comportamenti rispetto alle regole liberali e l’opposizione europea), sarà molto più difficile ricorrere a misure difensive per contrastarne le violazioni.

America first!
Il sistema multilaterale degli scambi aveva già perso slancio con l’incalzante tendenza al regionalismo, in particolare con i vistosi progetti lanciati dall’amministrazione Obama: il Tpp, già negoziato con dieci paesi del Pacifico (esclusa la Cina), e il negoziando Ttip con l’Europa.

Ma Trump va drasticamente oltre. “Il Wto è un disastro” aveva preconizzato durante la campagna elettorale; e le nomine di esperti notoriamente sulla stessa lunghezza d’onda come Wilbur Ross, Robert Lighthizer e Peter Navarro ai posti chiave della politica commerciale hanno confermato il giudizio della prima ora.

Hanno fatto seguito il tempestivo ritiro dal Tpp e l’accantonamento del Ttip (che peraltro preoccupava molti europei soprattutto con riferimento agli standard sanitari e ambientali), nonché il continuo richiamo all’imposizione di dazi laddove le importazioni vengano ritenute a detrimento dei lavoratori americani o della valorizzazione di risorse locali.

Il commercio, prima ancora delle spese per la Nato - e della disaffezione, già annunciata, verso Onu, Consiglio diritti umani, Agenzia per i rifugiati, Agenzia per i palestinesi ed altre organizzazioni multilaterali -, è destinato ad essere un test del proclamato principio “America first” e della fine dell’ordine commerciale mondiale un tempo governato e difeso anzitutto da Washington.

Mani libere. D’ora in avanti, se il documento annuale sulla politica commerciale inoltrato dall’amministrazione Trump al Congresso dovesse passare, l’America applicherà i propri strumenti legislativi (le sezioni 201 e 301 del Trade Act del 1974) che prevedono la possibilità di aumentare le tariffe doganali o imporre quote di importazione o altre sanzioni in caso di comprovato danno o di pratiche commerciali scorrette secondo un giudizio nazionale esclusivo.

Le conseguenze per l’Ue
Non sfugge il potenziale dirompente di un tale approccio per l’Europa, che ha fatto del multilateralismo e delle regole multilaterali un asse portante delle sue pratiche commerciali, e che si accinge a identificare nella crescita economica e nell’occupazione i pilastri del suo rilancio.

Perché una contrazione dei commerci internazionali indotta dal protezionismo americano avrebbe inevitabilmente conseguenze vistose sulle economie di altri Paesi, determinando un circuito vizioso di risposte e contro-risposte. Guerre commerciali? Forse, ma quantomeno uno scenario di incertezza e instabilità dei mercati che per definizione rappresenta un problema per gli operatori economici, compresi quelli dei Paesi commercialmente più attrezzati.

Angela Merkel non potrà non evocarne i termini, anche per conto dell’Europa, nella sua missione negli Stati Uniti. Tra l’altro, ironia della sorte, la Gran Bretagna, nel lasciare il mercato unico europeo, sta puntando proprio sul recupero della sua proiezione commerciale mondiale nel momento in cui un partner di tale rilievo ripiega sul protezionismo.

Vi è chi rileva che oggi gli Stati Uniti hanno deficit commerciale con oltre 100 Paesi. Come dire che il fenomeno è strutturale, che la domanda al consumo eccede l’offerta, e che barriere imposte a un Paese potrebbero tradursi in aumento del deficit con altri.

Senza contare che gran parte della produzione avviene ormai tramite le catene del valore transnazionali, sviluppatesi appunto con la liberalizzazione globale dei mercati cui proprio l’organismo di risoluzione delle controversie ha inteso porre un argine. Un cambiamento radicale di passo da parte americana, ove effettivamente applicato, equivarrebbe a una rivoluzione epocale.

Laura Mirachian, Ambasciatore, già Rappresentante permanente presso l’Onu, Ginevra.

mercoledì 8 marzo 2017

Quaderni del Nastro Azzurro. Invito


 Presso la Sede Nazionale a Piazza Galeno1 il giorno 23 marzo 2017 sarà presentato il n. 3/ 4 2016 dei Quaderni

venerdì 24 febbraio 2017

Una nota di Carlo Trezza

ato e Russia
Incontri e scontri militari a Nord e a Sud
Carlo Trezza
22/02/2017
 più piccolopiù grande
Alla Conferenza sulla Sicurezza (Wehrkunde) di Monaco di Baviera è stato affrontato anche quest'anno il rischio crescente rappresentato dagli incontri ravvicinati tra unità terrestri, navali ed aeree appartenenti alla Federazione russa e a Paesi Nato, che rischiano a volte di sfociare in veri e propri incidenti dalle conseguenze incalcolabili.

A rendersi principale interprete di questa preoccupazione è stato lo European Leadership Network ( Eln) che da alcuni anni è in prima linea nel monitorare questo fenomeno. Le credenziali di questo gruppo europeo, basato a Londra e collegato con la Nuclear Threat Initiative americana, sono corroborate dalla sua natura politicamente "non partisan" e dal fatto che ne sono parte eminente esponenti del mondo diplomatico, militare ed accademico europeo con una significativa partecipazione di personalità russe.

Trattati non applicati o in discussione
Che sia un organismo non governativo ad assumere l'iniziativa in questo campo non deve sorprendere visto che i meccanismi preposti alla gestione di tale situazione non sono attualmente utilizzabili. La luna di miele del dialogo Nato/Russia è da tempo tramontata. Le azioni russe in Georgia, Crimea e Ucraina ed il disconoscimento da parte di Mosca del Memorandum di Budapest, che prevedeva il rispetto dell'integrità territoriale dell'Ucraina, hanno lasciato un segno difficilmente cancellabile.

Dal 2007 Mosca non applica più il trattato sulle Armi convenzionali in Europa (Cfe) e viene oggi persino messo in discussione il trattato Usa/Russia (Inf) del1987 che aveva portato all'eliminazione dei missili nucleari americani e russi a raggio intermedio schierati in Europa.

La regola del consenso ha sinora impedito al foro multilaterale più appropriato, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), di affrontare efficacemente questi problemi. Le prime misure volte ad evitare gli scontri e per costruire la fiducia risalgono al 1975 e vennero successivamente rafforzate.

In aggiunta a tali intese generali venne stipulata a partire dal 1989 una serie di accordi bilaterali dedicati proprio ad evitare incidenti in alto mare (Inc Sea) ed a prevenire attività militari pericolose anche in terra e nella acque territoriali (Dma) tra la Russia e alcuni Paesi della Nato.

Più esercitazioni, più rischi
L'attuale clima di tensione ha condotto a un accrescimento delle esercitazioni militari in tutti gli scacchieri, rendendo più frequenti e probabili gli incidenti e gli scontri. Ne sono testimonianza eventi drammatici come l'abbattimento di un velivolo passeggeri malaysiano nello spazio aereo dell'Ucraina nel 2014, o l'abbattimento, l'anno successivo, di un caccia russo ai confini tra Turchia e Siria.

Sulla questione incontri/scontri militari lo Eln ha pubblicato recentemente un ampio rapporto, nonché un piano di azione. Tra le raccomandazioni che vengono suggerite c’è, oltre alla effettiva applicazione delle intese già esistenti, la "tolleranza zero" per eventuali comportamenti irresponsabili, l'allargamento della normativa Inc Sea e Dma ad altri Paesi Nato, la riattivazione del dialogo per prevenire incidenti aerei.

A Monaco la scorsa settimana i maggiori esponenti di Eln (Des Browne, Wolfgang Ischinger, Sam Nunn, Igor Ivanov) hanno proposto misure addizionali come comunicazioni "military-to-military", sottolineando "il rischio inaccettabile di incidenti aerei che conducono a conflitti militari e politici".

Già nel 2015 i maggiori esponenti di Eln sollevarono pubblicamente la questione direttamente con il ministro degli Esteri russo Lavrov, evocando in particolare il rischio rappresentato dallo spegnimento degli "trasponders" per l'identificazione reciproca dei velivoli militari.Sta emergendo ra tra le parti la propensione a dare una soluzione almeno a questa questione che è prioritaria.

Dal Baltico al Mediterraneo
Il rapporto Eln e le affermazioni dei suoi dirigenti sono prevalentemente focalizzati sullo scacchiere settentrionale e sull'area del Baltico. È necessario approfondirne la dimensione mediterranea. Il ritorno della presenza russa nel Mediterraneo, le operazioni militari in Siria, la sempre delicata gestione degli stretti, il traffico di esseri umani, le scaramucce tra greci e turchi, sono sviluppi che accrescono i rischi di incidenti.

È dunque nell'interesse di tutti trovare un modus vivendi anche per il Mare Nostrum. Questo argomento è stato a suo tempo affrontato autorevolemente dal professor Natalino Ronzitti dello IAI in un suo studio del 2010 intitolato "The Law of the Sea and Mediterranean Security". Alcuni Paesi dell'area, tra cui il nostro, hanno già sottoscritto accordi sulla prevenzione degli incidenti in alto mare: l'Italia lo ha fatto non solo con la Russia ma anche con la Tunisia. Meno diffuse sono le intese volte a mitigare gli incidenti nelle acque territoriali e su terra (Dma).

L'ideale sarebbe che sulla questione degli "hazardous incidents" si giungesse a un'intesa a livello globale anziché Paese per Paese e che l'attenzione fosse dedicata d'ora in avanti anche all'area meridionale/mediterranea. Non solo la Nato, ma anche l'Unione europea, sempre più attiva militarmente nel Mediterraneo per la questione dei rifugiati/migranti, è chiamata ad assumersi accresciute responsabilità. Nel rapporto Eln si suggerisce che la questione venga affrontata nel quadro del "Regional Seapower Symposium per il Mediterraneo ed il Mar Nero" che l'Italia ospita dal 2015.

Sarebbe necessario inoltre rilanciare i meccanismi dell'Osce nell'area mediterranea che non hanno sinora avuto molto successo. L'Italia presiederà l'Osce nel 2018 e quest'anno già presiede il gruppo di contatto con i partner mediterranei. Con un ministro degli Esteri siciliano come Angelino Alfano, che ha già maturato una lunga esperienza sui dossier mediterranei, e con un segretario generale dell'Osce di nazionalità italiana, l’ambasciatore Lamberto Zannier, il nostro Paese ha le carte in regola per fare progredire questa complessa materia.

L'Ambasciatore Carlo Trezza è Senior Adviser dello IAI per la Non proliferazione e il Disarmo e Coordinatore del Gruppo italiano del European Leadership Network.

giovedì 23 febbraio 2017

I Mercoledi del Nastro Azzurro. 1 marzo 2017 ore 17. piazza galeno 1 Roma Invito

ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO

FRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M.

(Ente Morale R.D. 31 maggio 1928 n. 1308)
Piazza Galeno, 1 - 00162 ROMA


Federazione Provinciale di Roma Roma, 22 febbraio 2017

Comunicato Stampa



Mercoledì 1 marzo 2017
presso la Sala Convegni dell'Istituto del Nastro Azzurro Piazza Galeno,1 – Roma
dalle ore 17,00 alle ore 19,00
si terrà il 6° incontro del 2° ciclo
de "I Mercoledì del Nastro Azzurro"

verranno presentati i volumi

'Caschi Blu Italiani'

'ReportagEsercito'

a cura di 'Informazioni della Difesa'
rivista dello Stato Maggiore della Difesa


Interverranno:
Stefano Pighini, Tommaso Gramiccia, Massimo Coltrinari, Mario Renna, Giuseppe Tarantino


Il Presidente Nazionale del Nastro Azzurro Gen. Carlo Maria Magnani ha dato la sua adesione.




contatti.centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org



giovedì 9 febbraio 2017

Save the Date.

Mercoledì 1 marzo 2017 . Istituto del Nastro Azzurro. Ore 17.00
PiazzaGaleno 1
Presentazione del volume.
L'Esercito Italiano dalla Grande Guerra ad oggi
Roma, Ministero della Difesa
2016

Di Giuseppe Tarantino

martedì 17 gennaio 2017

La Battaglia di Sedowa. Studio e ricostruzione





LA RICOSTRUZIONE E LO STUDIO DELLA BATTAGLIA DI SEDOVA
 DEL 3 LUGLIO 1866
 TRA PRUSSIANI ED AUSTRIACI 

E PRESENTATO CON POST NEI MEDI 
DI OTTOBRE, NOVEMBRE E DICEMBRE 2016

IN

www. coltrinaristoriamilitare.blogspot.com





Prima Fase 7,30


Seconda Fase 11,30

  Terza fase fase 13,30


Quarta fase   15,30

Il Campo di Battaglia di Sedowa



martedì 10 gennaio 2017

Un intervento dell'Amb. Trezza, già Vice direttore allo IASD

Cyber
Il contributo italiano alla lotta contro la minaccia cibernetica
Carlo Trezza
05/01/2017
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La diatriba circa le cyberinterferenze di Mosca nella campagna elettorale Usa costituisce un'ulteriore testimonianza della natura potenzialmente destabilizzante per la pace e la sicurezza internazionali dello strumento cibernetico.

Cyber, ennesimo possibile terreno di conflitto
L'era cyber èiniziata da oltre trent'anni ed è inutile elencarne gli enormi benefici. Da circa un decennio si sta tuttavia rivelando un'arma a doppio taglio, visto che dopo la terra, il mare, l'aria e lo spazio extra atmosferico il cyber è divenuto il quinto possibile terreno di conflitto.

Il primo episodio di un suo impiego offensive risale al 2007, quando le strutture vitali dell'Estonia vennero paralizzate per giorni da un attacco cyber che proveniva, secondo alcuni, dalla Russia. Un altro vistoso evento si verificò nel 2010 con la messa fuori uso di numerose centrifughe dell'impianto di arricchimmento iraniano di Natanz da un "verme" cibernetico denominato "Stuxnet".

In questo caso l'iniziativa fu attribuita a Stati Uniti o a Israele. Nessuno ha mai rivendicato questi attacchi nè i Paesi colpiti hanno messo in opera i meccanismi internazionali previsti per tali circostanze. L'Iran non fece ricorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'Estonia non attivò i meccanismi di difesa e sicurezza della Nato e dell'Unione europea, Ue.

Impreparati davanti all’arma cibernetica
La comunità internazionale si trova impreparata sul piano normativo di fronte alle peculiarità della "arma" cibernetica ed è problematica l'assimilazione di quest'ultima ad altri tipi di armamento. È difficile, come si è visto, individuarne i responsabili, siano essi gli stati, entità non statuali o privati cittadini.

Il suo impiego non è visibile, non fa scorrere il sangue ed è difficilmente documentabile attraverso i mezzi di informazione. Gli addetti ai lavori sono sconosciuti e si trovano a volte a migliaia di chilometri da dove un attacco è avvenuto: essi non possono essere quindi assimilati alla figura dei combattenti come contemplata dal diritto bellico e da quello umanitario. Nel mondo cyber, i confini tra gli stati diventano irrilevanti.

Per disciplinare il possesso e l'uso di armi in terra, in mare e nell'aria esistono da anni norme specifiche. Anche nel caso dello spazio, che era sinora l'ultimo arrivato, si sono raggiunti, nel giro di appena un decennio dopo il lancio del primo Sputnik, accordi che vegliano all'uso pacifico dell'outer space.

Così non è stato per il settore cibernetico. Molti stati si sono affrettati a militarizzarlo creando strutture di comando per gestire sul piano della difesa e dell'offesa questa nuova realtà. Non sono stati altrettanto solerti nel ricercare norme volte ad impedire una spirale armamentistica.

Il manuale di Tallin sul cyberwarfare
Occorre dare atto alla Nato di aver stabilito proprio a Tallin, all'indomani dell'attacco informatico subito dall'Estonia, un Centro cooperativo di eccellenza nel campo cibernetico che ha proceduto tra l'altro alla pregevole pubblicazione del "Manuale di Tallin". Si tratta di un'utile ricognizione delle norme internazionali già vigenti che sono applicabili alla cyberwarfare.

La questione cyber viene affrontata anche a livello europeo. Sinora l'attenzione dell'Ue si è focalizzata principalmente sul versante civile attraverso la creazione dell'agenzia Enisa (European Network and Information Security Agency) mentre nella nuova Strategia globale presentata da Federica Mogherini nel giugno scorso il paragrafo sul cyber è improntato a un approccio prevalentemente difensivo volto a mitigare la minaccia e a raffozare la resilienza delle infrastrutture critiche. La strategia Ue più focalizzata sulla non proliferazione e l'arms control risale all'ormai lontano 2003 e non contempla evidentemente la questione cibernetica.

Questo documento, approvato sotto presidenza italiana, merita di essere aggiornato. Sarebbe opportuno che in tale cornice l'Ue approfondisse gli aspetti polititico-militari della minaccia cyber. La sola individuazione della normativa generica già in atto non è sufficiente. Occorre stabilire una normativa ad hoc.

Codici di condotta, primo passo per il controllo del cyber
In tal senso, si va orientando lo sforzo effettuato dalle Nazioni Unite il cui Segretario Generale ha nominato un gruppo di esperti governativi per individuare disposizioni dedicate alla casistica cibernica. Si tratta essenzialmente di misure di fiducia e sicurezza, codici di condotta che potrebbero costituire, come spesso avviene, il primo passo verso un’intesa nel campo del controllo degli armamenti vero e proprio.

Anche il gruppo G7 si è cimentato in questa problematica. L'anno scorso in Giappone i leader dei Sette approvarono un testo dal titolo "Promoting security and stability in cyberspace" in cui, oltre alla normativa generale già applicabile, si vuole fare un passo in più concependo nuove norme, ancorchè per ora solo volontarie ed applicabili solamente in tempo di pace, tagliate specificamente per il cyber.

I G7 preconizzano inoltre un approccio comprensivo ("multi-stakeholder approach") che deve includere non solo gli stati, ma anche la società civile, ivi compresa la "comunità tecnica". Nel 2017, il gruppo dei Paesi più industrializzati sarà capeggiato proprio dall’Italia e la palla si troverà nel nostro campo anche per quanto riguarda il cyber.

Tra gli stakeholders individuati dai Sette non può mancare il mondo accademico che già svolge un ruolo sia sotto il profilo didattico sia nel campo della ricerca. Alcuni studiosi hanno predisposto progetti di accordi internazionali che però non sono ancora approdati sui tavoli negoziali.

È una felice coincidenza che proprio in concomitanza con l'inizio della presidenza italiana si terrà dall'8 gennaio 2017 ad Andalo nel Trentino un interessante convegno a sfondo educativo dedicato specificamente alla problematica cyber cui parteciperanno specialisti internazionali del mondo accademico e tecnico. È organizzato da Isodarco (International School on Disarmament and Research on Conflicts) un ente non governativo italiano che dal 1966 promuovel'educazione e la ricerca nel campo del disarmo e che ha ricevuto in occasione del suo 50mo anniversario l'alto riconoscimento del Presidente degli Stati Uniti.

Anche questo convegno potrà dare un utile contributo di pensiero nella direzione di quel passo in più sul fronte normativo che è necessario per affrontare questa crescente minaccia.

L'Ambasciatore Carlo Trezza è Senior Adviser dello IAI per il Controllo degli Armamenti e la Non-Proliferazione.