Anche per questo mese di dicembre, il nostro bravissimo
confratello poeta, Nicola ZITELLI da OSTIA, nonostante il forzato periodo di
convalescenza e di quarantena forzata, ci ha inviato il suo consueto apporto di
sonetti romaneschi che, secondo una prassi ormai consolidata, mi sono permesso
di scegliere e commentare, per facilitarne la comprensione per i nostri
confratelli, settentrionali e meridionali, meno assidui con la lingua di
Trilussa. Ecco di seguito i sonetti di questo mese:
- “ZAMPETTI DE MAIALE A LA ROMANA” Con questo sonetto
caudato (un sonetto classico a rima ABBA, ABBA, CDC, EDE più una terzina a rima
EFF), il nostro confratello torna a cimentarsi nel campo di uno dei suoi
soggetti preferiti della cultura popolare romana, quello enogastronomico. Nello
specifico, il sonetto ci parla di un piatto popolare romano, quello degli
Zampetti di maiale alla romana.
Se qualcuno, con la “puzza al naso”, ti dice che questa
ricetta è superata, non dargli ascolto perché è solo una fanfaronata: basta
solo non farci caso. Ti conviene fare come San Tommaso e parlare solo quando
l’hai provata: vedrai che si tratta di una ricetta prelibata che, più ne mangi
e più te ne convinci. Pulisci bene due zampetti di maiale e mettili a bollire
per un paio d’ore, con grani di pepe nero, alloro e sale. Disossa la polpa e
metti da parte la cotenna, tenera come il burro e con un sapore che con olio ed
aceto diventa una cosa stupenda. Non ti serve una penna per ricordare o … un
nodo al fazzoletto, perché questa specialità è più antica e facile come il
brodetto.
- “PUNTARELLE” Con questo sonetto classico (rima ABBA, ABBA,
CDC, EDE), il nostro poeta ci fornisce la ricetta di un ulteriore piatto
tradizionale della cucina popolare romana: quello delle Puntarelle.
Si tratta solamente di cicorione e chi è romano ci si
impegna per fare le puntarelle: solo costine, bianche e croccanti, perché gli
viene tolto, a mano, il verde dalla foglia. Queste vengono quindi messe a bagno
nel lavandino, tagliate in quattro, a croce, a listarelle e, come queste si
arricciano come girelle, gli viene spremuta l’acqua con un asciugamano. Poi,
pesta aglio ed alici nel mortaio, fanne un miscuglio, una ghiotta marinata con
un goccio d’olio, aceto, pepe e sale. E così, di “punto in bianco”, questa
pietanza, condita e ricoperta con una patina di salsetta, entra di prepotenza
nella storia.
- “GARGAROZZONI (Avidi, Ingordi)”. Con questo sonetto
classico (rima ABBA, ABBA, CDC, EDE), il nostro non perde l’occasione di fare
della satira politica e di colpire, senza esclusioni, la classe politica,
mettendone in evidenza la prevalente tendenza all’avidità ed all’ingordigia.
Gli puoi dire truffatore e bandito, tanto questi “zozzoni”
non gliene importa nulla: a colui che pratica l’arte del furto non saresti
neanche in grado di fargli venire il rossore in volto; per contro a chi ha
ancora il senso dell’onore, quest’offesa suona peggio di uno schiaffo che gli
farebbe bloccare in bocca la voglia di fare il falso o il … senatore. E questi
ingordi fanno finta di non vedere quanta povera gente stringe sempre di più la
loro cintura ed un giorno gli stessi avidi, se gliene venisse la tentazione,
sarebbero persino capaci di tappezzare le loro poltrone con la “pellaccia” del
contribuente;
- “PACCOTTIJA E FUFFA”. Il nostro confratello, con questo
ulteriore sonetto caudato (un sonetto classico a rima ABBA, ABBA, CDC, EDE più
una terzina a rima EFF), se la prende, senza peraltro nominarlo, con un noto
personaggio del nostro attuale firmamento politico, che opera spavaldamente in
un ambiente di Ciarpame ed Imbrogli.
In qualsiasi Paese di questo mondo (per non parlare del
mondo mussulmano) gli avrebbero già tagliato le mani o il collo e la testa … a
tutto tondo. C’è da chiedersi, da quale bassofondo sono andati a raccogliere un
sacrestano, allo stesso tempo calamitoso e ciarlatano: il più tonto di tutto il
mappamondo. Qualcuno la chiama professore o, forse, da megalomane, ci si chiama
da solo, per darsi un’aria di … superiorità. In questo contesto, l’Europa, nata
da una truffa, oggi ci ha dato la dimostrazione di essere un insieme di
Ciarpame ed Imbrogli. Il cieco non canta mica per nulla: chissà quanto è
fruttato sottobanco il tradimento al popolo italiano.
- “BISOMMINI”. Il nostro poeta si ripromette con questo
sonetto classico (rima ABBA, ABBA, CDC, EDE), di fare un omaggio ai suoi
concittadini, reagendo alla denigratoria campagna di stampa che, recentemente
ha presentato la città di Ostia come il covo delle mafie.
Sono solo 70 anni che mi trovo qui, vivendo in questa città
con soddisfazione e con la convinzione che gli Ostiensi siano gente per bene …
di prima categoria e non si fanno di certo “infinocchiare” dalle fandonie o
dalle false sceneggiate di quattro “scribacchini” a pagamento che non sanno
neanche di che cosa stanno … a parlare; gente che ha visto Ostia in cartolina e
si permette di sputare sentenze, pagate a quattro soldi alla dozzina; ma questi
personaggi, più che “pennaroli” sono dei Caini, col pelo sul cuore e sulla
coscienza, che sparano nel mucchio … per quattrini;
- “LI FIJI DE L’OCA BIANCA”. Con questo sonetto classico
(rima ABBA, ABBA, CDC, EDE), il nostro Nicola rende omaggio ad un’Associazione
Benemerita culturale romana, il Centro Romanesco Trilussa, che da anni mantiene
viva la fiamma della tradizione, della poesia e della prosa in “romana lingua”.
A Roma l’antico Teatro dei Comici è separato da una porta da
un pensatoio in mezzo alla città: una ventata di romanità in mezzo a libri e carte,
dove il dialetto si trasforma in arte. Il Centro Romanesco Trilussa può vantare
una caterva di celebrità, una cerchia ristretta (“fiji de l’oca bianca”), un
mondo a parte. Quando Giorgio Roberti, il fondatore, l’ha impostato con i
massimi sapienti (“cacamme”) della rima, magari era proprio così che l’aveva
sognato, poiché al Centro, per chissà quale alchimia, come mi sembra di aver
detto sopra, il dialetto si veste di poesia;
- “ETERNITA’”. Con questa poesia in sestine (rima ABBACC),
il nostro confratello offre uno spunto di meditazione su un concetto legato
alla nostra esistenza, difficile da “inquadrare” nelle nostre categorie del
pensiero: l’Eternità.
Eternità vuol dire … mica lo so. Vuol dire senza principio e
senza fine, cioè una cosa che non ha confine, che per certo non può essere
misurata. Sarà già antica quanto … Dio lo sa, ma non soffre la mortalità. Ci si
è intestardita la filosofia: da Platone a sant’Agostino, da Aristotele a
Tommaso d’Aquino, per non parlare della Massoneria … e più credevano di averla
in pugno più si accorgevano di “sbatterci il muso” (senza successo). I millenni
sono polvere al confronto: alla fine del tempo … c’é altrettanto, ma non si
riesce a pensarlo tutto quanto … L’eternità non tiene certamente il conto e
neanche si capisce come concetto, perché un concetto ha delle fondamenta,
mentre invece, a pensare all’eternità, per quanto grande la si possa
rappresentare, non appoggiando su basi certe, non si sa da che parte
incominciare: allora dico tutto e … non dico nulla, perché non ci ho capito
nulla !!!
- “UN GRAMMO DE CERVELLO”. Con questo delicato sonetto
classico (rima ABBA, ABBA, CDC, EDE), ci viene offerto uno spunto di
meditazione, tratto da una simpatica esperienza autobiografica.
- “ABBRUZZO”. Con questa dotta e delicata poesia in sestine
(rima ABABCC), il nostro confratello ci dimostra come è possibile, con la sua
ars poetica, coniugare, in rima, cultura, tecnica e sentimento. Il tema
rappresentato è l’Abruzzo con i suoi paesaggi e la … transumanza.
Sono salite quassù da Barisciano, sotto il Gran Sasso, le
bianche greggi di pecore “pagliarole”, un passo dopo l’altro, a poco a poco,
brucando l’erba fra le mammole e le viole. Le groppe delle greggi, a
saliscendi, sembrano come un’onda che, sul monte, risale e risprofonda. Fra gli
aghi di ginepro e del biancospino, la lanuggine delle pecore, strappata dalle
spine della bardana (Lappa), al pari dei sassolini di Pollicino, punteggiano il
cammino, tappa per tappa e sotto il sole sembra argentata, poiché il vento
pensa a farla tremolare. Ma quando, in autunno, le ombre del monte tendono ad
allungarsi, l’acero si veste di rosso, il faggio si veste d’oro e, senza la
forza del sole di agosto (le moresche di Fetonte), l’erba non è più sufficiente
ad alimentare il gregge; a quel punto si scende dal monte per allontanarlo
dall’inverno, alla volta dei tratturi che conducono ai pascoli invernali, come
quello della valle dell’Aterno. Ecco dunque che il pecoraro, mentre si assesta
il mantello, emette il suo tipico fischio
doppio, in modo che il cane possa radunare il gregge, che si disperde
trotterellando: quel cane maremmano ombroso, in mezzo al gregge, che quando si
intestardisce non si regge. Quando il freddo dell’inverno mette in fila uomini
e bestie verso il mare, dove il pascolare diventa meno avaro, in questa regione
ricomincia un sonno secolare … solo la notte è attraversata dal lamento dei
lupi che “mettono in musica” il vento.
- “A OGNUNO L’ARTE SUA …”. Questo sonetto classico (rima
ABAB, ABAB, CDC, EDE) conclude il contributo del nostro confratello Nicola che,
con grande simpatia ed altrettanta ironia, ha voluto esprimere un canto alla
gioia di vivere ed al sapersi contentare di quello che la vita ti offre.
Mi sarebbe piaciuto fare il pittore, perché sei bella e ti
avrei dipinto … Peccato: non sono neanche uno scultore, poiché nel marmo ti
avrei modellato, o un poeta, fine dicitore: ti avrei dedicato un sonetto … o
magari, persino, un cantautore e ti avrei cantato una canzone. Ma, se la cosa
ti può fare piacere, ti faccio una proposta “malandrina”: io per mestiere
faccio il “trombettiere” … Non è probabilmente un mestiere blasonato, che
permette di procurarsi il superfluo … però il divertimento è assicurato !!!
Anche questo mese, a conclusione della presentazione delle
poesie e dei sonetti del nostro confratello Nicola, mi sento, come al solito,
obbligato a rinnovare, a nome vostro e mio personale, i più affettuosi
sentimenti di sincera ammirazione e di gratitudine per il suo consueto,
generoso, prezioso apporto mensile. Ma non posso mancare di trasmettere al
nostro valoroso confratello gli auguri e gli auspici più affettuosi per un
pronto ristabilimento, dopo il recente intervento chirurgico subito.
Anche in questo periodo, il Vostro Reggente ha avuto il
piacere di pubblicare alcuni saggi, sulla:
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