- Rivista Informatica
"Storia in NETWORK" (www.storiain.net), n. 275 del mese di aprile
2020:
“SPARTIZIONE DELLE SPOGLIE OTTOMANE”. Questo lavoro si lega,
per certi aspetti, all’articolo dello scorso mese sulla continuazione del
conflitto ad est, al termine della 1^ Guerra Mondiale ed ha lo scopo di
completare il quadro del conflitto nello stesso periodo nello scacchiere
mediorientale, per il periodo che va dall’Armistizio di Mudros del 1918, alla
Conferenza di Sanremo ed al Trattato di Sevres, del 1920, fino al Trattato di
Losanna, del 1923. Il saggio, nello specifico, prende in esame le vicende
finali dell’Impero ottomano fino all’Armistizio di Mudros del 1918, che pone
temporaneamente fine alle ostilità nel Vicino e Medio Oriente, fino al Trattato
di Sevres che - basato sugli accordi
segreti anglo-francesi (Sykes Picot) del 1916 - ne sancisce la sua definitiva
frammentazione. La successiva invasione greca dell’Anatolia e l’imprevista ed
efficace reazione dell’esercito turco di Mustafà Kemal, faranno parzialmente
saltare gli accordi della Conferenza di Sanremo e di Sevres e porteranno alla
scomparsa dell’ipotesi della Grande Armenia ed alla nascita della Repubblica
Turca con il Trattato di Losanna del 1923.
“ROMA CONTRO I PARTI,
UNA GUERRA INFINITA”. Il lavoro prende in esame un periodo di circa 300 anni
della storia di Roma contro i Persiani Arsacidi e quindi contro i Parti, dal
secondo triumvirato fino all’ultima conquista romana, nell’anno 283 della
capitale persiana Ctesifonte, passata ormai sotto il dominio dei Persiani
Sassanidi. Dopo la conquista e la pacificazione dell’Occidente, la ricerca
della gloria per i Romani poteva essere esercitata solo ad Oriente e proprio
contro i Persiani. Lo scontro, inizialmente episodico, si trasforma, a partire
dalla guerra di conquista dell’imperatore Trajano, il “Parthicus”. Con Trajano,
Roma raggiunge, nell’anno 116, il limite massimo della sua espansione,
inglobando nel suo impero l’Armenia e la Mesopotamia, fino al Golfo Persico ed
a Ctesifonte, la capitale di Parti. Trajano, in effetti, portava a compimento,
nell’immaginario collettivo romano, gli sfortunati progetti di gloria militare
di Crasso e di Marco Antonio, sulle tracce del grande Alessandro Magno. Le
conquiste di Trajano, però, non potranno essere consolidate e si dimostreranno
effimere, mentre lo scontro fra le due potenze dell’epoca si trasformerà in una
guerra continua: una serie infinita di combattimenti, di avanzate (Commodo,
Marco Aurelio, Settimio Severo) e di sanguinose ritirate, che provocherà un
duro salasso di uomini e di denaro per Roma, ma anche l’esaurimento della
dinastia dei Parti che, nel 224, verrà sostituita da quella dei Persiani
Sassanidi. Questi ultimi, peraltro, continueranno con rinnovato vigore la loro
opposizione al potere di Roma.
- Rivista Informatica
"GRAFFITI on line" (www.graffiti-on-line.com), del mese di marzo 2020
- “JUGOSLAVIA LO STATO SCOMPARSO”. Il lavoro, vuole
retrospettivamente effettuare un’analisi della scomparsa, avvenuta circa 21
anni fa, di uno stato artificiale, creato a tavolino alla fine della Grande
Guerra, allo scopo del controllo dei Balcani, ma anche e soprattutto in
funzione anti italiana. Un paese attraversato da profonde linee di frattura
interne, tenuto in piedi da un regime autoritario ed antidemocratico,
espressione, nei suoi gangli vitali, della maggioranza serba. In effetti, nel
1999, la guerra nell’ex Jugoslavia arriva al capolinea, grazie agli interventi
armati votati dall’ONU, risultati decisivi. Tra gli altri provvedimenti, il
territorio denominato Kossovo, abitato comunque da due differenti etnie, serba
e albanese, viene posto sotto l’amministrazione ONU, mediante l’impiego di un
Presidio armato, tuttora presente. Le questioni etniche, indubbiamente
esistenti, sono spesso servite come strumento di lotte sanguinose. L’obiettivo
di questa analisi è quello di ricordare, nel contesto della caduta dei regimi
comunisti d’Europa, le responsabilità degli attori ed il processo di
decomposizione dello stato ex jugoslavo. Scomparsa di un paese artificiale,
sogno “piemontese” della Serbia, attraversato da molteplici linee di frattura:
etniche, religiose, ideologiche, che non poteva durare e che, tra l’altro, nel
quadro della pulizia etnica, “fiore all’occhiello dei popoli balcanici”, aveva
introdotto, a pratica ordinaria, quella della eliminazione di massa, altrimenti
detta delle “foibe”, tristemente patita, soprattutto dalle popolazioni italiane
residenti in Istria, a Fiume e a Pola.
http://www.graffiti-on-line.com/home/opera.asp?srvCodiceOpera=1931
- “LA PESTE NERA DEL 1347-1452”. Il lavoro, prendendo lo
spunto dalle vicende della attuale pandemia di Coronavirus, si ripromette lo
scopo di tracciare, per sommi capi, lo sviluppo della più grande e catastrofica
epidemia avvenuta in Occidente, nonché le condizioni socio economiche
dell’epoca e dei comportamenti sociali di fronte al morbo. Il saggio cerca, in
effetti, di evidenziare le problematiche sociali e mediche verificatesi (specie
quelle che hanno favorito il diffondersi del morbo), ma anche le non poche
analogie nei comportamenti sociali di fronte al fenomeno pandemia, con quelli
riscontrabili anche oggi. Di fatto, verso la metà del 14° secolo, durante il
periodo della Peste Nera (la più grande tragedia sociale della storia europea),
scompare quasi la metà della popolazione d’Occidente.
http://www.graffiti-on-line.com/home/opera.asp?srvCodiceOpera=1932
Come al solito, nell’augurare a tutti una BUONA LETTURA,
facilitata credo dall’invito a rimanere in casa per salvaguardare la nostra
salute e quella degli altri, porgo ad ognuno di Voi i miei più affettuosi
saluti ed auguri di Pax et Bonum.
Massimo IACOPI, Reggente Generale
Nessun commento:
Posta un commento