Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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giovedì 31 dicembre 2020

Bilancio 2020

 

www.senioresiasd.blogspot.com

Associazione tra gli ex frequetatori delle Sessioni IASD

Del Centro Alti Studi della Difesa.

Blog della Segreteria della Associazione per comunicazioni ed informazioni.

Spazio esterno del CESVAM - Istituto Nastro Azzurro

per l'Associazionismo accademico

Aperto nel 2008, ha un totale di 23533 visitatori

 al 30 settembre 2018, 24886 all’agosto  2019

 con una media mensile che oscilla tra i 600 e 650 visitatori mensili.

Sono stati pubblicati 281 post.

 Il Bilancio al 31 dicembre registra le stesse medie

Come utenza, dalla Russia vi sono 243 contatti,

dall’Italia 11, dall’Ucraina 6, dagli Usa 4

mentre sull’ordine delle unità sono i contatti

da altri paesi europei.

(info:ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org)

 

mercoledì 16 dicembre 2020

Riflessione sul Natale

 Il Covit ha permesso di riflettere più attentamente sul significato del Natale. Trasformato negli ultimi anni in un orgia consumistica, con lo scambio frenetico e demenziale di carabattole, con corse disperate verso i cosiddetti luoghi di divertimento, seguito dalle feste di capodanno ove imperativo e divertirsi, ma che per lo più sono ore infernali, quello che si avvicina ci permette di rimanere a riflettere, liberi da tutte le demenzialità consumistiche, con il piacere di chiudere la televisione altra fonte di irrazionalità, spenti i telefonini portatrici di reality di bassa lega, forse riusciremo a passare ore serene. Occorre cambiare, e speriamo presto. come Felice Signoretti suggerisce.

Domine, quando te vidimus esurientem, aut sitientem, aut hospitem, aut nudum, aut infirmum, aut in carcere, et non ministravimus tibi? Tunc respondit illis dicens: Amen dico vobis. Quamdiu non fecistis uni de minoribus his, nec mihi fecistis. MATTHAEUS, 25, 44-45

 

Cambiare si può. La speranza non è una certezza, comporta la coscienza dei pericoli e delle minacce, ma ci fa prendere posizione e lanciare la scommessa. Un cambiamento di paradigma, un processo lungo e difficile che si scontra con le enormi resistenze delle strutture e delle mentalità vigenti. EDGAR MORIN, Cambiamo strada.

 

Occorre prendere sempre posizione nei confronti dei derelitti di una società fondamentalmente ingiusta e volta solo a un falso benessere, che è obbedienza servile alle leggi di un capitalismo spietato. Quella che si impone è una cultura del disimpegno, della discontinuità, dell’oblio, come afferma Bauman. Rifiutiamo radicalmente questa cultura e riappropriamoci dell’autentico messaggio del Vangelo, in cui Cristo si erge contro qualsiasi forma di potere, soprattutto quello di scribi e farisei, che si avvalgono delle leggi religiose per affermare la propria ricchezza e la propria superiorità contro i poveri e i diseredati. E la Chiesa sia appunto la forza dei poveri, degli umili, degli affamati, degli abbandonati, dei respinti. Questa è la Chiesa di quel bambino nato in una capanna.

                                                                  Felice Signoretti

 

 

lunedì 7 dicembre 2020

7 DICEMBRE 1941

 

Pearl Harbor il giorno dell’infamia

 VALENTINA TROGU

Il 7 dicembre del 1941 si compiva uno dei fatti storici più importanti del XX secolo, l’attacco da parte dei Giapponesi alla base americana Pearl Harbor che costò la vita a 2476 uomini. Alle 7.52 di una domenica mattina di 79 anni fa il mondo cambiò e la frattura che da tempo si era creata tra il governo americano e quello giapponese diventò un’enorme falla che risucchiò nel suo vortice le due grandi potenze.

Pearl Harbor ha rappresentato il segnale che il presidente americano Roosevelt stava aspettando per mettere da parte i propositi di neutralità e isolazionismo e lasciarsi coinvolgere nel conflitto europeo per salvaguardare i propri interessi e difendere i confini. Diversi indizi lasciavano supporre un’imminente entrata degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, l’ingente produzione di materiale bellico, la chiamata alle armi in tempo di pace, i cinque miliardi di dollari spesi per rinforzare la Marina, i messaggi intercettati ma Roosevelt continuava a tranquillizzare il popolo statunitense affermando che non avrebbe inviato i soldati a combattere in terre straniere. Questo succedeva durante la campagna elettorale dell’ottobre 1940 ma le cose erano destinate a cambiare dato che nulla fu fatto per cercare di evitare la tragedia che si sarebbe compiuta l’anno successivo. La decisione presa nel 1939 dal presidente americano di spostare la flotta dalla California alle Hawaii per fermare le mire espansionistiche giapponesi era stata vista fin da subito dalla potenza orientale come una minaccia ma l’attacco avvenne ben due anni dopo, tempo sufficiente per far in modo che le provocazioni lanciate da entrambe le parti sfociassero in un attacco catastrofico con la conseguente entrata dell’America nel conflitto mondiale.

Pearl Harbor è stata distrutta, l’America è stata attaccata, il nemico non può vincere e per questo motivo si deve entrare in guerra. E’ una dinamica inappuntabile da vari punti di vista, probabilmente indirizzata dal governo fin dal principio, ma che venne compresa dal popolo americano dopo che Roosevelt definì il 7 dicembre “il giorno dell’infamia” e assicurò dicendo “Non importa quanto tempo occorrerà per riprenderci da questa invasione premeditata, il popolo americano con tutta la sua forza riuscirà ad assicurarsi una vittoria schiacciante”.

Apprendere la notizia della distruzione improvvisa di un’intera flotta destò rabbia e indignazione e cambiò il pensiero degli statunitensi circa la necessità di entrare in guerra; ora la motivazione toccava l’orgoglio delle persone e l’essere americani e, dunque, l’offesa alla patria doveva essere pagata.

Pearl Harbor fu l’inizio della reazione che in molti attendevano, primo tra tutti Churchill, ed è per questo motivo che si fece spazio l’idea comune che se anche ci fosse stata l’occasione il governo americano non avrebbe impedito alla flotta situata alla Hawaii di essere il bersaglio perfetto per l’attacco giapponese.

 

Valentina Trogu   valentinatrogu@libero.it