Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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martedì 28 ottobre 2014

HOLBEIN, Hans (1497-1543)

ricerca a cura di Adele Pizzullo

Hans Holbein il giovane nasce ad Augusta, nella Germania meridionale verso il 1497 secondo figlio del pittore omonimo. Dopo aver studiato pittura con il padre Hans il Vecchio, apprezzato ritrattista di tradizione fiamminga, nel 1515 si stabilì a Basilea, dove si dedicò all’illustrazione di libri, tra i quali l’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam.
Durante un viaggio in Italia, nel 1518, rimase affascinato dalle opere di Andrea Mantegna e Leonardo da Vinci, la cui influenza si avverte nella composizione, nella plasticità e nella ricchezza cromatica che assumono i suoi dipinti. Morto il fratello maggiore Ambrogio, Hans eredita la bottega paterna e si iscrive alla Corporazione dei Pittori di Basilea; lo stesso anno sposa Elsbeth Binsentock vedova di un conciatore di pelli, dalla quale avrà quattro figli. Ottenuta la cittadinanza, Holbein visse stabilmente a Basilea, dove nel 1529 venne coinvolto nella crociata iconoclasta: in questa occasione molti personaggi che non aderirono alla Riforma furono costretti a fuggire, fra questi anche Erasmo da Rotterdam amico di Holbein.
Tra il 1523 e il 1526 Holbein realizzò, oltre ai lavori ad olio, anche 51 disegni con le allegorie medievali della danza macabra, incisioni per la Bibbia tradotta in tedesco da Martin Lutero. Nel 1532 Holbein si stabilì in Inghilterra, dove, conquistata la fama con il ritratto dello statista Thomas Cromwell, venne nominato pittore di corte (1536) da Enrico VIII.
Fra i ritratti di Hans Holbein, caratterizzati da grande realismo, cura dei minimi dettagli e precisa resa psicologica dei soggetti, i più significativi sono quelli del sovrano (1539-40, Galleria nazionale d’arte antica, Roma) e della sua terza moglie, Jane Seymour (1536-37, Kunsthistorisches Museum, Vienna), quelli di Charles de Solier, sieur de Morette (1534-35, Gemäldegalerie, Dresda) e di Sir Richard Southwell (1536, Uffizi Firenze), e il doppio ritratto con anamorfosi "Gli ambasciatori" Jean de Dinteville e Georges de Selve (1533, National Gallery, Londra). E proprio il sovrano inglese posò per uno dei suoi quadri più famosi. Il dipinto fu realizzato fra il 1534 e il 1536, si tratta di un olio su tavola che misura 28 x 20 cm e attualmente è esposto al museo Thyssen-Bornemisza. E’ un capolavoro della ritrattistica di tutti i tempi.
Durante la terribile epidemia di peste che decimò la popolazione londinese, il 7 ottobre 1543, Holbein fece testamento e morì il 29 novembre 1543.
Nel testo "Roma moderna" è menzionato un Ritratto dell'artista che si trovava a Palazzo Salviati, anche nel testo "Palazzo Salviati alla Lungara" risulta un Ritratto di un senatore collocato nella seconda anticamera accanto alla Cappella.
LEONARDO di ser Piero da Vinci (1452 – 1519)
ricerca a cura di Adele Pizzullo
Pittore, ingegnere e scienziato italiano. Uomo d'ingegno e talento universale del Rinascimento, incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza. Si occupò di architettura e scultura, fu disegnatore, trattatista, poeta, scenografo, anatomista, musicista e, in generale, progettista e inventore. È considerato uno dei più grandi geni dell'umanità. Fu detto da Vinci dal piccolo borgo in Val d'Arno inferiore, dove nacque in un giorno non determinato del 1452, figlio illegittimo del notaio ser Piero, di Vinci, Leonardo, nel 1465 seguì il padre a Firenze ed entrò nell’effervescente bottega di Andrea del Verrocchio, nel 1472 era già iscritto alla Compagnia dei pittori. Nel 1481 ottenne l’incarico per l’Adorazione dei Magi, primo esempio della sua capacità di esprimere sentimenti ed emozioni umane. L’anno successivo, chiamato da Ludovico il Moro, lasciò Firenze per Milano, dove per quasi vent’anni alternò l’attività di ingegnere e di inventore con quella artistica. Qui  realizzò la meravigliosa Dama con l’ermellino, e giunse a una stupefacente resa dei “moti dell’anima" con il monumentale Cenacolo .La sconfitta di Ludovico il Moro (16 marzo 1500) costrinse Leonardo a lasciare Milano. Partì per Venezia, fermandosi lungo il viaggio a Mantova, alla corte di Isabella d’Este, dove venne accolto con grande favore e ricevette richieste di opere di pittura. Nell’aprile del 1500 lasciò Venezia, dove aveva compiuto studi per apprestamenti difensivi, e ritornò a Firenze, dove si dedicò alla pittura, ma più spesso dette «opra forte ad la geometria». Dal maggio 1502 al maggio 1503 rimase lontano da Firenze, quasi sempre al servizio del duca Valentino (Cesare Borgia). Fu a Urbino, a Rimini, a Cesena, a Pesaro, a Cesenatico e in altre città delle Marche e della Romagna, dove studiò porti, problemi di idraulica, fortificazioni. A questo periodo appartengono gli originalissimi contributi  alla cartografia, al rilievo e alla descrizione dei luoghi. Nel 1503 fece ritorno a Firenze, dove approfondì gli studi matematici e anatomici e si dedicò in modo discontinuo alla pittura; in questi anni iniziò anche il capolavoro che lo rese celebre nei secoli, la Gioconda. Per una decina d’anni, Leonardo si mosse tra a Milano francese, la dimora romana del cardinale Giuliano de’ Medici e la sua Firenze, dedicandosi alla pittura, allo studio di questioni militari e di canalizzazioni, a scopo sia pacifico sia militare (alcuni progetti arditi e utopistici sono tuttavia impressionanti per la lucidità della progettazione), e incominciò a studiare il volo degli uccelli e le leggi dell’idraulica. Nel 1505 tornò di nuovo a Milano, nel marzo del 1508 a Firenze, e di nuovo a Milano nel settembre dello stesso anno. A questo periodo risalgono studi sulla navigazione fluviale, ricerche anatomiche e botaniche. Nel 1513 fu chiamato a Roma da Giuliano de’ Medici, ma si vide escluso dalle grandi opere (i progetti per S. Pietro e la decorazione del Vaticano). Nel 1517, a 65 anni, accettò l’invito del re di Francia Francesco I e si trasferì nel castello di Cloux presso Amboise. Il re gli elargì una pensione annua come premier peintre, architecte et mechanicien du roi. Leonardo visse gli ultimi anni di vita, dedicandosi in assoluta libertà alle sue innovative ricerche, benché impedito da paralisi alla mano destra. Impressionanti testimonianze di quest’ultimo periodo sono i disegni in cui è immaginata la fine del mondo, evento fantastico in cui operano con terribile bellezza le forze della natura.
Morì il 2 maggio 1519 nel castello di Cloux in Amboise, proprietà di Luisa di Savoia, madre di Francesco I.

Nel testo "Roma moderna" risulta a Palazzo Salviati  una Madonna col Bambino, mentre nel libro "Palazzo Salviati alla Lungara" i quadri sono quattro: un piccolo quadro nella stanza del Camino, un San Giovanni Battista a mezza figura, una Madonna con Bambino, S.Anna e San Giovannnino e una Madonna a mezza figura con Bambino e S. Giovannino, collocati nella  camera del Cantone verso strada accanto al Gabinetto.

martedì 21 ottobre 2014

ZAMPIERI, Domenico detto il Domenichino (1581-1641)
ricerca a cura di Adele Pizzullo
Nacque a Bologna nel 1581. Protagonista della pittura bolognese, fu uno dei promotori del classicismo secentesco europeo. Allievo prima di D. Calvaert poi dei Carracci, fu artista dei più colti, elaborando in un eclettismo raffinato le esperienze formali dei grandi maestri del 16° secolo. Nel 1602 era a Roma, collaboratore di Annibale Carracci negli affreschi di palazzo Farnese. Tra le sue opere a fresco sono particolarmente notevoli le decorazioni di una volta del palazzo Giustiniani di Bassano di Sutri (1609), della cappella Farnese nell'abbazia di Grottaferrata (1610), della cappella di S. Cecilia in S. Luigi dei Francesi (1611-1614), di una sala della villa Aldobrandini a Frascati (1616-17), dei pennacchi della cupola e della tribuna di S. Andrea della Valle (1623-28) e di quelli di S. Carlo ai Catinari (1630) a Roma.
Lavorò a Napoli,, dove influenzò largamente la produzione locale, sue le decorazioni della cappella del Tesoro nel duomo a Napoli (dal 1638).
Tra le grandi tele, sono da annoverare la Comunione di s. Gerolamo (1614, Pinacoteca Vaticana); l'Angelo Custode (1615, Napoli, Museo di Capodimonte); la Caccia di Diana e la Sibilla Cumana (1617 circa, Roma, Galleria Borghese). Artista colto, mirò non tanto a resuscitare, quanto a rievocare il classicismo cinquecentesco e a intenderne il significato profondo. Per queste sue capacità riuscì a fondere in un naturalismo sincero figure e paesaggio, che nelle sue opere prende una parte notevolissima, soprattutto nei quadri (Fatiche di Ercole; Erminia tra i pastori, Parigi, Louvre) e negli affreschi di soggetto mitologico. Spesso anche nei quadretti di minore impegno giunse a risultati precorritori del gusto moderno, componendo il paesaggio con largo senso classico e aperta sensibilità ai problemi della luce e del colore. Una sua teoria dell'arte, raccolta da G. B. Agucchi, costituì la base del pensiero critico di G. P. Bellori e, in genere, del classicismo secentesco.La sua pittura influì su N. Poussin, sul Lorenese e su G. Dughet.
Il 3 aprile 1641 stende il suo testamento e muore tre giorni dopo.
Nel testo "Roma moderna" risulta essere a Palazzo Salviati un Ritratto di Gregorio XIII sedente, col Cardinale Nepote avanti.
VANNI, Raffaello ( 1587 - 1678)
ricerca a cura di Adele Pizzullo
Nacque a Siena nel 1587, fu un artista italiano del periodo barocco. Inizialmente fece pratica con il padre, Francesco Vanni, che morì nel 1603. Inviato a Roma poco dopo, venne raccomandato ad Antonio Carracci. In seguito divenne seguace di Pietro da Cortona. Dipinse una Nascita della Vergine per Santa Maria della Pace.Nella chiesa di Santa Maria del Popolo affrescò le lunette della Cappella Chigi . E' stato membro dell'Accademia di San Luca nel 1655.
Altre opere di Raffaello Vanni si trovano a:
Firenze, Palazzo Pitti: Matrimonio di Santa Caterina
Montalcino, Pieve di San Michele Arcangelo: Estasi di San Carlo Borromeo
Roma, Santa Maria della Pace: Nascita della Vergine
Siena, Accademia Musicale Chigiana:Apollo (Aula Monteverdi, 58 x 44 cm), Carità (Aula Pergolesi,( 119 x 158,5 cm), Trionfo di Davide (Sala Casella, 194 x 300 cm)
Siena, Basilica di San Clemente in Santa Maria dei Servi: Scena di Clodoveo
Siena, Basilica di San Domenico: Crocifissione con i Santi Eugenio e Benedetto (1649)
Siena, Chiesa di San Giorgio: Incontro sulla Via del Calvario
Siena, Chiesa di Sant’Agostino: Morte di San Tommaso da Villanova
Siena, Chiesa di Santa Petronilla: Transito di San Giuseppe
Siena, Chiesa di San Vigilio: Giudizio Universale
Siena, Chiesa e convento della Maddalena: Santa Maria Maddalena che ascolta la predica di Cristo
Siena, Duomo di Siena: San Francesco di Sales (1654)
Siena, Museo delle Biccherne, : Gloria di Sant’Ivone
Siena, Museo dell’Opera del Duomo: Giudizio Finale
Siena, Oratorio della Compagnia della Santissima Trinità: Vittoria di Clodoveo su Alarico II
Siena, Oratorio di San Rocco: San Giobbe e il demonio (1622)
Siena, Palazzo Salimbeni,collezione del  Monte dei Paschi di Siena: Madonna col bambino e sette sarafini (1644, 114 x 84 cm), Menelao minaccia Elena dopo la caduta di Troia, Neottòlemo uccide Polìssena
Siena, Pinacoteca Nazionale : Decapitazione di San Paolo, Gioco d’amorini
Morì a Siena il 29 novembre 1678.
Nel testo "Roma moderna" è menzionato un quadro che si trovava a Palazzo Salviati: una Maddalena.
BAZZI, Giovanni Antonio, detto il Sodoma.
Ricerca a cura di Adele Pizzullo
Nato a Vercelli nel 1477 dal calzolaio Giacomo Bazzi e Angela da Bergamo, a soli tredici anni iniziò il suo praticantato, nella sua città, presso la bottega del pittore Giovanni Martino Spanzotti. Successivamente, nel 1498, si trasferì dapprima a Milano e quindi a Siena, nel 1501. che divenne la sua residenza più o meno stabile. Nel 1505 l'abate Domenico Airoldi da Lecco, eletto nuovamente generale dei benedettini olivetani, gli commise di proseguire la decorazione del chiostro del monastero di Monteoliveto Maggiore che, per ordine dello stesso, era stata iniziata da Luca Signorelli: il Sodoma eseguì 26 Storie di San Benedetto, cui furono aggiunti una scena allegorica del Santo che dà la Regola ai monaci olivetani e due riquadri col Cristo portacroce e Cristo alla colonna nel passaggio tra il chiostro e l'andito detto "il De Profundis".
Fu operativo anche a Roma, la sua presenza nella città capitolina è documentata nel 1508, quando Papa Giulio II gli commissionò le decorazioni del soffitto della Stanza della Segnatura in Vaticano. Raffaello, che condusse le figurazioni negli scomparti maggiori, rispettò, almeno in parte, il lavoro del Sodoma (gli si attribuiscono i fregi delle spartizioni e otto storiette, di cui quattro a monocromo, intorno all'ottagono centrale). Nell'affresco La scuola di Atene, (1509-1511), il Sodoma stesso è raffigurato vicino a Raffaello.
Ma l'impresa più importante di questi anni , la critica è ormai concorde nel collocarla tra il 1512 e il 1514, è la decorazione a fresco della camera nuziale di Agostino Chigi alla Famesina di Roma, sulle pareti della quale il Sodoma raffigurò le Nozze di Alessandro e Rossane, la Famiglia di Dario davanti ad Alessandro, la Fucina di Vulcano e altre storie minori ora rovinate e malamente restaurate.
Sodoma sì sposò in gioventù, ma presto si separò da sua moglie. Una sua figlia sposò Bartolomeo Neroni, detto anche Riccio Sanese o Maestro Riccio, uno dei suoi principali allievi. Eppure fu considerato dai contemporanei omosessuale, tanto che dal 1512 era conosciuto appunto come "Il Sodoma". Giorgio Vasari, in particolare, ha sottolineato questo suo aspetto. Forse era un soprannome venuto fuori da uno scherzo, ma Bazzi sembra aver portato questo nome con orgoglio.
La figura artistica del Sodoma costituisce una sorta di ponte tra tardo rinascimento e manierismo; a Siena in particolare la sua importanza fu notevole nell'imprimere le linee generali al successivo manierismo senese.
Probabilmente la più antica opera che di lui è rimasta è un grande stendardo su seta, raffigurante la Crocifissione, recentemente (1950) riesumato in un deposito del seminario di Montalcino (ora nel locale Museo d'arte sacra) e forse eseguito per la Compagnia di S. Pietro di quella cittadina e precede di poco un altro stendardo su tela, pure raffigurante la Crocifissione, nella Pinacoteca di Siena (n. 610; fatto forse per la Compagnia di S. Giovanni Battista della Morte).
Il Sodoma morì a Siena il 15 febbraio 1549.
Nel testo "Roma moderna" si colloca a Palazzo Salviati un quadro dell'artista: il Signore che va al Calvario, lo stesso quadro è menzionato nel" Palazzo Salviati alla Lungara" collocato nella stanza del Camino, inoltre si riferisce anche di un Ecce Homo nella camera del Cantone verso strada accanto al Gabinetto.
PALMA, Antonio
ricerca a cura di Adele Pizzullo
Appellativo del pittore Antonio Negretti o Nigretti (Serina, Bergamo, 1515 circa - Venezia dopo il 1575), padre di Palma il Giovane.
Il trasferimento a Venezia di Antonio dovrebbe collocarsi nell’estate del 1528. In questo periodo l’operato di Negretti dovette plausibilmente inquadrarsi all’interno delle pratiche della bottega di Bonifacio Veronese, con un ruolo gregario rispetto al maestro, l’unico esemplare autografo è costituito da una Resurrezione firmata «[Ant]onius Palma» (Stoccarda, Gemäldegalerie) .Sulla base del confronto con questa tela si è venuto precisando per via attributiva un piccolo catalogo (Westphal, 1931-32; con revisioni e integrazioni di Vertova, 1985), che comprende tra l’altro un’ulteriore redazione della Resurrezione (Dublino, National Gallery of Ireland), nonché un’Adorazione dei magi (Genova, Palazzo Rosso), un Ritorno del figliol prodigo (Roma, Galleria Borghese) e una Cena in casa del fariseo (Bruxelles, Musée des beaux arts), queste ultime contraddistinte da consistenti citazioni da opere di Bonifacio, cui a lungo sono state peraltro riferite. A questo gruppo è stato di recente proposto di associare anche un’Allegoria della fondazione di Roma, molto restaurata, ora a Kingston Lacy House (Bradley, 2004). Solo in seguito alla scomparsa di Bonifacio (ottobre 1553), e in concomitanza con la successione alla guida dell’atelier, la sua figura venne acquisendo progressivamente maggiore visibilità e autonomia. In questo periodo si registra anche l’ingresso nella Scuola Grande di S. Marco, di cui l’artista restò membro fino al 1562 (Koster, 2008). Di questi stessi anni è pure l’intervento nella sacrestia di S. Sebastiano a Venezia, costituito da una serie di teleri a soggetto sacro realizzati tra il 1551 e il 1555 su commissione dal priore Bernardo Torlioni. Contemporaneamente proseguì anche l’impegno per le magistrature civili di Venezia, per le quali a partire dagli anni Trenta l’officina bonifacesca aveva ottenuto una sorta di informale appalto esclusivo. Tra i teleri realizzati in questo periodo si ricordano una Regina di Saba davanti al re Salomone (1556) e un’Adorazione dei magi (1558), entrambe provenienti dal Monte dei Sussidi (Venezia, Gallerie dell’Accademia), nonché un’ulteriore Adorazione dei magi (1557-58) e una Visita della regina di Saba a re Salomone (1559-60) per la Zecca (ora in deposito nella sacrestia della basilica di S. Maria dei Frari a Venezia).L’ultima opera nota è costituita da un grande telero con Ester e Assuero (Sarasota, Ringling Museum of art) datato 1574, realizzato per un esponente della famiglia Contarini, di cui compare il blasone, e probabilmente destinato a una magistratura pubblica dell’area marciana o realtina.
Non si conosce con precisione la data di morte, avvenuta con ogni probabilità a Venezia, tra la metà dell’ottavo decennio e l’inizio del successivo, forse tra il 10 novembre 1578, quando Jacopo Palma il giovane si firma «figlio di messer Antonio» in una perizia per palazzo Ducale, e il 23 marzo 1585, in cui lo stesso Jacopo si dichiara «filius quondam Antonii» in un atto notarile. L’ultima testimonianza diretta è offerta dalla presenza della sua sigla in un documento della Scuola dei Pittori redatto nel 1575.
Dell'autore è citato nel testo "Roma moderna" un solo quadro che si trovava a Palazzo Salviati :
una Madonna col Bambino e San Giovanni Battista.
PAGGI, Giovan Battista (1554 –1627)
Ricerca a cura di Adele Pizzullo
Nacque a Genova nel 1554 da famiglia nobiliare e da giovane subì una forte influenza dall'arte pittorica di Luca Cambiaso.In seguito ad un omicidio dovette scappare da Genova nel 1579, all'età di venticinque anni, per rifugiarsi ad Aulla sul Magra, poi a Pisa e quindi a Firenze, dove, grazie alle conoscenze familiari, riuscì ad avere accesso alla Corte Granducale. Qui ebbe la possibilità di studiare l'arte toscana, soprattutto fiorentina, accanto a grandi maestri come Giambologna, Domenico Cresti detto il Passignano, Jacopo Chimenti detto l'Empoli e Ludovico Cardi detto il Cigoli.
I contatti con la sua città natale ripresero a partire dal 1590, quando l'artista rientrò in città per un breve periodo ospite della famiglia Doria. Saranno questi ultimi che lo aiuteranno a tornare definitivamente a Genova nel 1599.Fu da allora il pittore che insegnò l'arte a molti artisti affermatisi nel periodo della grande pittura genovese, e da lui incoraggiati a procedere nella direzione di una pittura innovativa, uscendo definitivamente dalle costrizioni delle corporazioni artigianali.
Tra le sue opere principali: Miracolo di Santa Caterina - affresco - Firenze, Chiostro grande di Santa Maria Novella, Transito di santa Chiara - olio su tela (217 x 343 cm) - Genova, Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, Martirio di Sant'Orsola e delle Vergini - Savona, Duomo di N.S Assunta. Pala d'altare della Cappella Lamberti, nella navata sinistra. 1600, Venere con due amorini che affilano le frecce - Genova, Collezione privata. 1624, Nascita della Vergine - Lucca, Cattedrale di San Martino,Martirio di Sant'Andrea - 1590 - Loano, Sant'Agostino, Assunzione - Pistoia, Cattedrale di San Zeno, Annunciazione - 1597 - Lucca, Cattedrale di San Martino.
Madonna con Bambino - collezione privata, Genova.
Morì a Genova nel 1627 e fu forse sepolto nella Basilica dell'Annunziata, in una tomba non più esistente a causa della distruzione di un'ala della chiesa avvenuta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Tra i suoi allievi più illustri figura Castellino Castello. La sua città natale gli ha intitolato una via nel quartiere di San Fruttuoso.
Nel testo "Roma moderna" risultava essere a Palazzo Salviati un quadro dell'artista: una Madonna col Bambino e San Giuseppe, lo stesso quadro è menzionato nel testo "Palazzo Salviati alla Lungara" e risultava collocato nella seconda anticamera accanto alla Cappella.
DEL SARTO, Andrea (1486-1531)
ricerca a cura di Adele Pizzullo
Il pittore italiano Andrea del Sarto, il cui vero nome è Andrea d’Agnolo di Francesco di Luca di Paolo del Migliore, nasce a Gualfonda (FI) il 16 luglio 1486. È figlio del sarto Angelo di Francesco, per cui riceve il soprannome “Sarto”. Andrea del Sarto riceve una formazione presso un orafo e in quella circostanza viene notato da un pittore sconosciuto per la sua bravura nel disegno. Costui gli insegna a dipingere e in seguito lo manda da Piero di Cosimo. Come studente di quest’ultimo, Andrea del Sarto viene influenzato dai grandi maestri dell’alto Rinascimento. Nel 1506 fonda una bottega artigianale con Franciabigio. Del Sarto dipinge i suoi capolavori dal 1508 al 1514. Realizza affreschi che raffigurano la vita di Filippo Benizzi, l’adorazione dei Magi e la nascita di Maria nell’atrio e nel chiostro della chiesa di Sant’Annunziata a Firenze. Nel 1511 dipinge per i frati un affresco dai toni grigio su grigio, raffigurante il Battesimo di Cristo, nel Chiostro dello Scalzo. Tra il 1511 e il 1527 dipinge Il Cenacolo un grande affresco (525x871 cm)  conservato nel Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, vicino la chiesa di San Salvi, a Firenze. Dal 1515 al 1516 Del Sarto continua il ciclo della vita di S. Giovanni Battista. Fra le sue opere migliori si distinguono anche disegni realizzati con gessetti colorati e a sanguigna. Le opere di Andrea del Sarto si distinguono per la loro fresca naturalezza, per la ricerca di tratti caratteristici, per l’ordine e la disposizione in gruppi, per i colori armoniosi e per una rappresentazione elegante, elementi combinati a tratti raffinati.
Andrea del Sarto, uno dei pittori più importanti del Rinascimento italiano, muore il 22 gennaio 1531 a Firenze.
Da "Roma moderna" risultano a Palazzo Salviati quattro Istorie del Testamento vecchio, mentre nel testo
“Palazzo Salviati alla Lungara" risultano cinque quadri con storie di Giacobbe che si trovavano nella seconda anticamera accanto alla Cappella, una Madonna con Bambino, San Giuseppe e San Giovannino e un'altra Madonna con Bambino e San Giuseppe collocati nella camera delle Udienze, un San Sebastiano a mezza figura nella stanza del Camino e infine una Madonna con Bambino in braccio che si trovava nella camera del Cantone verso strada accanto al Gabinetto.

RICORDATO IL RASTRELLAMENTO DEL 16 OTTOBRE 1943



GIOVED' 15 OTTOBRE SI E' SVOLTA LA TRADIZONALE CERIMONIA DI DEPOSIZIONE DI UNA CORONA D'ALLORO ALLA TARGA CHE RICORDA IL RASTRELLAMENTO DEGLI EBREI ROMANI, CONCENTRATI AL COLLEGIO ROMANO, PRIMA



 DI ESSERE DEPORTATI IN POLONIA

PRESENTI RAPPRESENTATI DELLE ISTITUZIONI SI E' VOLUTI ESSERE PRESENTI DA SEMPLICI CITTADINI A QUESTA BREVE MA SIGNIFICATIVA CERIMONIA COME ASSOCIAZIONE SENIORES.

LA PRESENZA DI NUMEROSI AMICI E CONOSCENTI, SEMPRE PRESENTI QUANDO OCCORE RINFORZARE LA MEMORIA DI UN PASSATO TRAGICO E CHE NON DEVE PIù RIPETERSI HA SOTTOLINEATO IL FATTO CHE CERTI ASPETTI DELLA NOSTRA STORIA NON DEVONO ESSERE TRASCURATI


IL COLLEGAMENTO CON LE ASSOCIAZIONI COMBATTENTISITCHE RAPPRESENTA UN LINK INTERESSANTE PER SVILUPPARE LE RICERCHE E GLI STUDI IN CORSO SU PALAZZO SALVIATI E LA SUA STORIA


AMICI DISPONIBILI A SOSTENERCI IN QUESTE RICERCHE SONO ESSENZIALI PER LA LORO RIUSCITA


martedì 14 ottobre 2014

Iniziata la nuova sessione IASD.



E' iniziata ieri 13 ottobre a Palazzo Salviati la 66^ Sessione Ordinaria, 14^ Sessione Speciale e 3° Corso ICC.
La 66^ Sessione Ordinaria si svolgerà in due fasi: la prima detta "a distanza", dal 13 ottobre 2014 al 6 gennaio 2015, durante la quale i frequentatori permarranno ciascuno presso la propria sede di servizio; la seconda fase, detta "residenziale", avrà inizio il 7 gennaio 2015 e si concluderà il 19 giugno 2015, e si svolgerà presso la sede dello IASD, secondo le modalità indicate nei programmi.
Il 3° International Capstone Course (ICC), inizierà il 16 marzo 2015 e si concluderà il 30 aprile 2015. Esso sarà integrato nella Sessione Ordinaria, i cui seminari si svolgeranno in quel periodo unicamente in lingua inglese.
La 14^ Sessione Speciale si svolgerà in concomitanza con la fase "residenziale" della Sessione Ordinaria, con una sospensione dal 16 marzo al 30 aprile, in corrispondenza del 3° ICC, con obbligo di frequenza limitato al lunedì mattina e al martedì.
Per l'Anno Accademico 2014/2015 sono previsti di massima:
- 23 frequentatori italiani della Sessione Ordinaria
- 20 frequentatori stranieri della Sessione Ordinaria
- 20 frequentatori della Sessione Speciale
- 15 frequentatori stranieri dell'ICC
- 10 frequentatori Master "esterni"


BANDINELLI, Bartolomeo detto Baccio (1488-1560)

(ricerca di Adele Pizzullo)
Della famiglia Brandini, mutò poi il cognome in Bandinelli. Nacque a Firenze il 7 ottobre 1488 da Michelangelo di Viviano Brandini, orafo assai apprezzato presso la corte medicea. Si formò inizialmente presso un modesto pittore, Girolamo del Buda e fece a lungo pratica studiando e copiando i maestri del Quattrocento fiorentino. Iniziò la sua attività artistica come pittore probabilmente con poco successo: infatti nel 1512 ricevette la commissione dell'affresco con il Matrimonio della Vergine nel chiostrino dei voti della Santissima Annunziata, opera poi affidata al Franciabigio. Intanto dal 1508 era entrato nella bottega di Giovanfrancesco Rustici, scultore anch'egli prossimo agli ambienti della Santissima Annunziata. Nel 1515 Baccio ricevette la prima commissione scultorea: il San Pietro in marmo per il Duomo e nello stesso anno fu fra gli artisti incaricati di realizzare gli apparati effimeri per l'ingresso trionfale di papa Leone X Medici in città. Intorno al 1519 su commissione del cardinale Giulio de' Medici realizzò la statua di Orfeo che incanta Cerbero poi collocata nel cortile di Palazzo Medici. Fra il 1518 e il 1520 partecipò alla decorazione della Santa Casa di Loreto al seguito di Andrea Sansovino, come racconta il Vasari.
Intorno al 1520 andò a Roma per eseguire una copia del gruppo del Laocoonte da mandare in dono a Francesco I re di Francia. L'opera, interrotta per la morte di Leone X, venne conclusa nel 1525 e collocata nel giardino di Palazzo Medici a Firenze per volere del cardinale Giulio divenuto nel frattempo papa Clemente VII. Ancora nel 1525 il pontefice Medici commissionò a Baccio il pendant del David di Michelangelo raffigurante Ercole e Caco, da collocare anch'esso davanti a Palazzo della Signoria. L'artista realizzò l'opera in aperta competizione con il Buonarroti, che - a detta del Vasari - detestava. Lasciata interrotta l'opera nel 1527 in occasione della caduta dei Medici e l'avvento dell'ultima Repubblica, Baccio riparò a Lucca e poi a Genova. Qui ricevette l'incarico di realizzare Andrea Doria come Nettuno, scultura poi mai realizzata. Con il rientro dei Medici, anche Baccio tornò a Firenze e portò a termine l'Ercole e Caco nel 1534. Intorno al 1530 l'imperatore Carlo V lo insignì col cavalierato dell'Ordine di San Iago. Per il monarca l'artista fece un rilievo rappresentante una Deposizione . In tale periodo l'artista assunse il cognome "Bandinelli", con cui è noto .Morto Clemente VII, nel 1536 i Medici affidarono a Baccio i Monumenti sepolcrali di Leone X e Clemente VII da situare in Santa Maria sopra Minerva a Roma. L'opera interrotta e poi ripresa nel 1541, non fui mai portata a termine. Nel frattempo Cosimo I de' Medici, duca di Firenze, commissionò allo scultore il Monumento a Giovanni delle Bande Nere destinato a San Lorenzo, ma anch'esso mai concluso: alcune parti, fra cui la statua del condottiero, furono poi assemblate e situate nella piazza antistante la chiesa. Negli stessi anni il Bandinelli era impegnato nella sistemazione dell'Udienza nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, poi portata a termine da Vasari. Dal 1547 Baccio lavorò al coro del Duomo realizzando alcune parti e alcune statue non più in loco (la Pietà e il Dio Padre nel complesso di Santa Croce; l'Adamo e Eva al Museo del Bargello), per lasciare poi la realizzazione del resto all'allievo Giovanni Bandini.Nel 1548 scolpì un busto ritratto di Cosimo I, che fu preferito dal committente a quello realizzato da Benvenuto Cellini. Carattere ambizioso e litigioso, Baccio fu in aperta competizione con Cellini e Bartolomeo Ammannati.
A quest'ultimo lasciò la commissione della Fontana del Nettuno in piazza della Signoria, morendo nel febbraio del 1560. Fu sepolto nella chiesa della Santissima Annunziata. L'altare della cappella Bandinelli è ornato dalla Pietà scolpita dallo stesso Baccio in collaborazione con il figlio Clemente.
Dal testo "Roma moderna" risulta un quadro dell'artista a Palazzo Salviati, una Metamorfosi. Invece nel libro "Palazzo Salviati alla Lungara" il quadro risulta essere una Leda collocato nella stanza del Camino.

DEL PIOMBO, Sebastiano ( 1485-1547)

(ricerca di Adele Pizzullo)
Il pittore manierista Sebastiano Luciani, conosciuto come Sebastiano del Piombo, nasce a Venezia nel 1485. La sua carriera di pittore inizia tardi, in quanto inizialmente Sebastiano è un suonatore di liuto.Nelle sue opere sono evidenti le influenze avute durante la sua formazione che avviene, secondo il Vasari, da Giovanni Bellini e Giorgione, tanto che alcuni dipinti sono stati spesso confusi come appartenenti al Giorgione, ad esempio "Salomè" del 1510. Nel 1511 Del Piombo si reca a Roma, dove il banchiere senese Agostino Chigi gli commissiona le decorazioni per la sua villa Farnesina, quindi si stabilisce definitivamente a Roma, dove si unisce al circolo di artisti raffaelliani. Si distingue subito per la bravura nel realizzare ritratti. Nel 1515 circa Sebastiano passa sotto l'influenza di Michelangelo Buonarroti con il quale inizia una collaborazione artistica. Durante il suo lavoro a Roma Sebastiano Del Piombo unisce i colori caldi tipici della scuola veneziana con la chiarezza del disegno anatomico michelangiolesco. Il suo stile diventa la più valida alternativa a quello di Raffaello e la competizione con l'Urbinate si fa esplicita: alla fine del 1516 il cardinale Giulio de' Medici commissiona due pale d'altare per la sua sede vescovile di Narbonne, una a Raffaello, che esegue la "Trasfigurazione" e l'altra a Sebastiano, che conclude poi nel 1519 "La resurrezione di Lazzaro". Basandosi proprio su disegni e cartoni di Michelangelo realizza nel 1517 quella che sarà la sua opera migliore: la "Pietà " suscitando grande stima in Michelangelo stesso. Dal 1520-1530, dopo la morte di Raffaello nel 1520, Sebastiano è il più noto e ricercato pittore ritrattista a Roma. Nel 1526 dipinge i suoi migliori ritratti, quello di "Andrea Doria" e di "Clemente VII". Nel 1531 Papa Clemente VII gli conferisce il posto, ben remunerato, di custode del sigillo papale, chiamato appunto piombino, da qui il suo soprannome Del Piombo. Durante gli ultimi 17 anni della sua vita la produzione dell'artista si riduce notevolmente, proprio per l'agiatezza economica raggiunta. Entra in un forte disaccordo con Michelangelo per il Giudizio Universale. Sebastiano incoraggia il Papa a insistere con il Buonarroti di realizzare questa opera ad olio. Michelangelo risponde a Sua Santità che l'olio è adatto solo per le donne e per i pigri come Sebastiano. Da qui si inasprisce il rapporto fra i due pittori e questa freddezza durerà fino alla morte.
Sebastiano muore a Roma nel 1547. Il rito funebre del pittore avviene secondo le sue volontà senza alcuna cerimonia e lascia i suoi averi ai poveri .E' sepolto nella chiesa di Santa Maria del Popolo.
Dal testo "Roma moderna" risulta una sola opera dell'artista, a Palazzo Salviati, una Madonna con il Bambino.

RENI, Guido (1575-1642)

(ricerca di Adele Pizzullo)
Pittore italiano, fra i maggiori del Seicento, nasce a Bologna il 14 novembre del 1575, ancora giovanissimo, espresse una naturale predisposizione al disegno .Accolto come apprendista nello studio del pittore fiammingo manierista Calvaert, Reni, attorno ai vent’anni aderì all’Accademia degli Incamminati, che i Carracci avevano aperto dal 1582. Dopo un periodo di lunghe esercitazioni riproducendo tra l’altro opere di Annibale Carracci, Guido Reni si distacca dall'influsso manierista e dal gruppo di artisti che ruotavano intorno ai Carracci. Nel 1602, il giovane pittore, che già lavora a commesse proprie, si reca a Roma per studiare nuove tecniche pittoriche, la lezione caravaggesca e completare la propria preparazione artistica, fra il 1604 ed il 1605 a Roma, dipinge per la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, la Crocefissione di san Pietro, dove evidenzia un suo linguaggio personale, una sua ricerca estetica. Il pittore nel tentativo, comune al Caravaggio, di superare la finzione e l'artificiosità Barocca, aderendo alla realtà e rendendola più credibile, controlla e disciplina la composizione attraverso rapporti e regole di derivazione classicista. Guido Reni diventa l'interprete del gusto colto e aristocratico dei committenti romani, protetto da  Paolo V e da Scipione Borghese, divide la sua attività tra Roma e Bologna, dove si ferma definitivamente verso il 1620. Tra i prestigiosi lavori del Reni a Roma, si ricordano gli affreschi delle Sala delle Nozze Aldobrandine e della Sala delle Dame in Vaticano; le decorazioni nel Palazzo del Quirinale alla Cappella dell'Annunciata e alla Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore; l'Aurora affresco nel casino del Palazzo Rospigliosi Pallavicini, opera che risente dello studio della scultura antica oltre che della conoscenza di Raffaello e del Correggio.Tornato a Bologna, il pittore gode dall’entusiasmo suscitato dalla Strage degli Innocenti e dal Sansone vittorioso dipinti tra il 1611 e il 1612 e continua a lavorare a ritmo intenso per una clientela europea di altissimo rango, per la quale esegue dipinti, non solo religiosi, ma affronta anche tematiche mitologiche e letterarie, utilizzando un linguaggio teso in modo costante a teorizzare il bello nell'accezione di morale. Dipinge per il duca di Mantova la favola profana delle Fatiche di Ercole ora al Museo del Louvre a Parigi, Cristo al Calvario e Lucrezia. L'originale capolavoro della Pala della peste, dipinta su seta, come ex-voto per la fine della peste del 1630-31 dà inizio all’ultimo decennio di attività del Reni, del quale si ricordano Fanciulla con ghirlanda, opera significativa per conoscere il suo atteggiamento sperimentale nell'uso del colore, l'Adorazione dei pastori, 1640-42, ora alla National Gallery di Londra e Cleopatra, 1640-42, Pinacoteca Capitolina di Roma.
Guido Reni muore, dopo due giorni di agonia, il 18 agosto 1642, all’età di sessantasette anni ed il suo corpo è esposto al popolo per due giorni nella chiesa di San Domenico.
Nel testo "Roma modern"a si parla di una Maddalena a mezza figura che si trovava a Palazzo Salviati, come risulta anche dal "Palazzo Salviati alla Lungara" , nella Camera delle Udienze, si citano anche altre due opere dell'artista: una Madonna, che si trovava nella stanza del Camino e un San Francesco a figura intera collocata nella camera del cantone verso strada accanto al gabinetto.

DI TITO, Santi (1536-1603)


(ricerca di Adele Pizzullo)
Pittore e architetto nacque a Sansepolcro nel 1536, allievo di A. Bronzino e B. Bandinelli. Il riferimento all'arte fiorentina del primo Cinquecento e l'influsso degli Zuccari furono fondamentali per la sua riforma antimanieristica, che lasciò una forte impronta nell'ambiente artistico fiorentino. Si formò nella bottega di Sebastiano da Montecarlo ma poco è noto dei suoi esordi. Determinante fu il viaggio a Roma (1558-1564) dove si aggiornò sul linguaggio della scuola di Raffaello e su quello degli artisti con cui collaborò nei cantieri di Palazzo Salviati (1559), del Belvedere (1561-1562) e della Casino di Pio IV (1561-1565) in Vatican.Tornato nella città natale entrò nell’Accademia del Disegno e si occupò, nel marzo del 1564, della progettazione degli apparati funebri per le esequie di Michelangelo. Dopo una prima fase stilistica influenzata dalla maniera romana, il pittore si orientò verso un linguaggio più semplice ed essenziale, rifacendosi alla tradizione fiorentina dei primi decenni del secolo. Tra le opere più importanti eseguite a Firenze si ricordano: la Resurrezione in Santa Croce (1565), Le sorelle di Fetonte per lo Studiolo di Francesco I, la Resurrezione di Lazzaro in Santa Maria Novella (1576), il Martirio di santo Stefano nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio (1579), Cristo nel Getsemani in Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1591) e la Visione di San Tommaso in San Marco (1593).
Un analogo linguaggio esplicitamente antimanieristico informa le opere architettoniche: a Firenze, l'oratorio della confraternita di S. Tommaso d'Aquino (1568-69), molto alterato; palazzo Dardinelli poi Fenzi; palazzo Zanchini (1583 circa). Inoltre, la cappella di S. Michele (1591, Colle di Petrognano in Val d'Elsa), con cupola che riproduce in piccolo quella brunelleschiana di S. Maria del Fiore; il convento di S. Michele alla Doccia (1599) presso Fiesole, villa Le Corti, la scalinata di palazzo Nonfinito, la sua casa-palazzo in via delle Ruote a Firenze.
Morì a Firenze il 23 luglio 1603.
Il testo "Roma moderna" cita un' opera del Santi di Tito che si trovava a Palazzo Salviati: una Sacra Famiglia, e inoltre la sua opera nell'altare e nelle pareti della Cappella. In "Palazzo Salviati alla Lungara" vengono menzionati due grandi ritratti alti più di due metri che si trovavano nella stanza del Camino e due Virtù collocate nella camera del cantone verso strada accanto al gabinetto





BIGORDI, David, detto (del) Ghirlandaio (1452 - 1525)

(ricerca di Adele Pizzullo)
Figlio di Tommaso e di una Antonia, nacque a Firenze il 14 marzo 1452 .I suoi fratelli furono Benedetto Ghirlandaio (1458-1497) e, il più famoso, Domenico Ghirlandaio (1449-1494). Già nella dichiarazione al catasto del padre, del 1480, il B. appare come aiuto di Domenico, e tale rimase nella bottega del fratello sino alla morte di questo (1494) . Successivamente accolse nella propria casa, educandolo come figlio, il nipote Ridolfo che, divenuto a sua volta pittore, lavorò a lungo nella bottega del B. (documenti in Mather, 1948; Marchini, p. 118, doc. 134).
Come attività propria egli svolse prevalentemente quella di mosaicista - raggiungendo una certa notorietà - soprattutto dopo la morte di Domenico e nell'ambito della rinascita di quest'arte voluta da Lorenzo de' Medici, che ambiva riportarla agli antichi splendori (v. A. Chastel,Arte e umanesimo a Firenze..., Torino 1964, pp. 167-171). R. W. Kennedy (1938, p. 157) ritiene che il B. derivasse stile e tecnica dai mosaici del Baldovinetti del quale avrebbe adottato anche i colori schiariti. Si distinse nella decorazione a mosaico della cattedrale ad Orvieto, e sue opere a mosaico restano anche nel duomo di Firenze (lunetta dell'Annunciazione) e sulla facciata della basilica della Santissima Annunziata, sempre a Firenze. Lavorò anche a Roma sotto Sisto IV, decorando ad affresco le lunette della Biblioteca Sistina.
Si sposò due volte: con Caterina Mattei di Andrea del Gabburro e con Tommasa di Luigi de' Morsi (Milanesi, in Vasari, III, p. 282), ma non risulta che abbia avuto figli. Morì a Firenze il 10 apile 1525.
Nel testo " Roma moderna" si parla di una Sacra Famiglia del Ghirlandaio tra i quadri di Palazzo Salviati , mentre nel "Palazzo Salviati alla Lungara" il quadro è nominato come Madonna con Bambino e San Giuseppe ed è collocato nella sala del Camino.




lunedì 6 ottobre 2014

Una testimonianza dalla finestra.


Giorgio Romano nato a Roma e battezzato nella Basilica di San Pietro, vive a Gela dove è Dirigente Scolastico. Ha pubblicato il volume qui rappresentato che raccoglie le sue rimembranze e ricordi di quando era piccolo tra cui un episodio minore perchè mediaticamente trascurato, ma altrettanto tragico quale la deportazione di famiglie di ebrei strappate a tutto ciò che era a loro caro e destinate ad un viaggio quasi sempre senza ritorno verso i campi di concentramento. La testimonianza ha per noi un grande valore in quanto Giorgio Romano abitava a ridosso di Palazzo Salviati in quei tragici anni.Ovvero una testimonianza diretta della storia di Palazzo Salviati. (Natalia Pezzuto)

Operazione Tre Pinguini



Riunione del 6 ottobre 2014 in cui si è stabilita la procedura allargata per l'inserimento dei post relativi alle ricerche di Palazzo Salviati.