Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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mercoledì 28 agosto 2019

La Guerra di Liberazione Una guerra su cinque fronti



Relazione al Convegno
"La crisi armistiziale ed il Valore Militare"
In occasione della
 Giornata del decorato 2019
 Torino 6 aprile 2019
scuola di applicazione dell'Esercito

La Guerra di Liberazione: una guerra su cinque fronte 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945

Massimo Coltrinari

La lotta che il popolo italiano intraprese, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943 con le Nazioni Unite può essere intesa come un tutto uno, ovvero una opposizione armata al nazifascismo ed adesione alla coalizione antihitleriana. Scopo di questa pubblicazione è quello di presentare l’approccio che abbiamo adottato per la Guerra di Liberazione, ovvero la Guerra di Liberazione intesa come una “guerra” combattuta su più  fronti  uniti nella lotta in nome di una Italia diversa e democratica.
I fronti nascono al momento della dichiarazione di armistizio, l’8 settembre 1943, quando gli Italiani si sono trovati di fronte a stessi ed ognuno ha dovuto fare la sua scelta, come vedremo più avanti. Si sono verificate situazioni che devono essere tutte intese in un unico insieme, nessuna esclusa, altrimenti si fa una ricostruzione palesemente priva dei suoi elementi fondamentali.
Come dobbiamo considerare questi fatti:
. Il ten. col.  Zignani e il col. Raucci: fucilati il 17 novembre 1943 ad Elbassan in Albania dai tedeschi, in uniforme con le stellette al bavero, perché a capo di unità combattenti del C.I.T.a.M.
. 197 Sottotenenti giurano fedeltà al Re ed alla Patria nel campo di concentramento tedesco di Darlan in Polonia il 23 novembre 1943
. Le I.S.U. lavorano, nel gen. 1944,  24 ore al giorno con turni di 8 ore al porto di Boston per alimentare il Corpo di Armata Americano che sbarcherà in Normandia
. Il gen. Raffaele Cadorna è al comando del Corpo Volontari della Libertà nel Nord Italia riconosciuto da tutte le forze “ribelli” operanti
. Il I Raggruppamento Motorizzato attacca sulla stretta di Mignano Montelungo l’8 e il 16 dicembre 1916 inquadrato nella 36 Divisione Texas USA
.Mussolini, capo della Repubblica Sociale Italiana, proclama nel 1944 la socializzazione
. Il cap. dei Carabinieri Reali Pezzella a capo della compagnia di Reali Carabinieri  svolge compiti di polizia militare sulla testa di ponte di Anzio dal 22 gennaio al 25 maggio 1944, in sostituzione delle Polizie militari britanniche e statunitensi; con lui artiglieri e genieri italiani “ccoperatori” sono sulla medesima testa di ponte
. La Divisione “Garibaldi”, ex divisione 2Venezia” e altre unità italiane composta da unità alpine combatte in Montenegro (Zavattaro-Ardizi)
. La Balkan Air Force composta totalmente da personale militare italiano con basi  nelle Puglie rifornisce le unità jugoslave per conto degli Alleati
. Il fronte militare clandestino di Roma (gen. Bentivegna)con la sua attività informativa salva dalla distruzione  la testa di ponte alleata di Anzio
.  4000 Italiani in uniforme tedesca (Whermach) difendono Praga nell’aprile 1945
.Le Divisioni Friuli e Cremona liberano la Corsica dall’8 al 21 settembre 1943  e consegnano l’Isola alle forze Francesi sopraggiunte
Hanno oltre 700 morti e 100 feriti
. La Divisone Perugia rimane in armi (oltre 10.000 uomini) nell’area di Santi Quaranta fino al 3 ottobre 1943, 8 giorni dopo la resa della Divisone acqui, In attesa dell’arrivo dei soccorsi promessi dall’Italia.
Tutti questi episodi dimostrano come degli Italiani, in virtù delle loro scelte erano schierati a fianco degli alleati che combattevano la coalizione hitleriana, oppure erano inquadrati in formazioni tedesche con addosso uniformi tedesche, oppure avevano seguito Mussolini nella scelta repubblicana del fascismo post regime.
Appare quanto mai evidente che il binomio “ribelle” o “bandito” o “patriota” (che oggi si racchiude in una parola unica coniata nei suoi significati attuali nel dopoguerra, “partigiano”) e “repubblichino” o “fascista” “ o “ragazzi di  Salò” per indicare color che rimasero fedeli al fascismo “ movimento” e fascismo “regime”, o fedeli alla vecchia alleanza con la Germania per loro scelta, è quanto mai riduttivo e soprattutto forviante.
Si sono affastellate negli ultimi varie interpretazioni degli eventi che stanno cancellando oggi fatti ed eventi che non sono in linea con queste interpretazioni. Quella più evidente è il sillogisma discendente dalla appropriazione integrale del Partito Comunista Italiano di quello che è stato il fenomeno della “Resistenza”, ovvero della lotta condotta contro tedeschi e fascisti nei territori centrosettentrionali dell’Italia sotto occupazione germanica. Questa appropiazione, che in pratica significava escludere tutte le altre componenti democratiche della resistenza ha portato alla cancellazione della “Resistenza” in virtù del principio “quando una parte si impossessa del tutto, il tutto scompare” Ed infatti oggi la Resistenza è sinonimo di parte, “di comunismo”.  Scomparsa la  Unione Sovietica nel 1989, scomparsi i partiti comunisti, scomparso il comunismo, ecco quindi che scompare anche la “Resistenza”, essendo questa emanazione (erronea) del comunismo.
Altra affastellazione il progressivo recupero dei fascisti, soprattutto di fronte a se stessi  della realtà: la responsabilità di una seconda guerra mondiale  condotta dall’Italia in modo vergognoso, dopo che per venti anni si era governato e proclamato le virtu guerriere del fascismo; 39 mesi di sconfitte, che portarono anche al disprezzo anche manifesto dell’alleato germanico; la tragedia del 25 luglio, dove i Gerarchi del Gran Consiglio del Fascismo decretano la fine del “ regime, consegnano Mussolini al Re, e scompaiono, così come scompare in tre giorni i Partito Nazionale Fascista, senza che nessuno lo difensa;  il fascismo, che si voleva rigenerare, nella repubblica sociale, che si traduce in un altro fallimento il cui epilogo, la fuga di Mussolini e dei gerarchi da Milano, è ancora più sintomatico, responsabili di aver trasformando l’Italia in un campo di battaglia per eserciti stranieri, cosa che non succedeva da oltre due secoli  Di fronte a questa serie di fallimenti, rimane infine il fatto che si collaborò allo sterminio di ebrei, prima con Le Leggi Razziali del 1938, poi collaborando alacremente a riempire i treni di donne vecchi e bambini verso i campi di sterminio tedeschi, in quella che è il crimine collettivo più orrendo del novecento. I fascisti  con questo pesante fardello passarono i decenni  del dopoguerra emarginati, covando rivincite e rancori, poco meditando e riflettendo sui propri errori e le cause delle loro disfatte. I partiti usciti dalla guerra governarono l’Italia ma via via, scomparsi i capi storici persero la loro idealità nata nel 1943- 1945 e via via si fecero penetrare ed infiltrare dalla corruzione e dall’antistato (mafia, camorra, ed altro) che li disintegrarono venendo meno agli ideali, alla moralità ed all’etica che li aveva ispirati al momento della loro ricostituzione nel 1942-1943.
La disintegrazione dei partiti nati nella Guerra di Liberazione ha lasciato spazio all’avvento di una classe politica sempre più distante da probità, coerenza e serietà, in cui prevale a governare solo un terzo di essa, in una alternanza che lascia sempre sperare in qualcosa di accettabile ma che in realtà porta solo a delusioni e nuove speranze, ma con il risultato di constatare un impoverimento, dall’inizio del nuovo secolo, sempre crescente, in una crisi economica e finanziaria che non si riesce né ad affrontare n ad arrestare.
In questo contesto gli ideali generati e praticati della Guerra di Liberazione sono evaporati ed oggi siamo, in un populismo crescente come all’inizio del 1943, quando si era persa ogni fiducia nella classe dirigente, la situazione presentava prospettive quanto mai allarmanti e soluzioni possibili non palesamente individuabili.
Quelle che poi andarono a realizzarsi furono tali che ogni italiano, crollando ogni cosa, fu chiamato ad affrontarle personalmente. Se il sistema non è in grado di risolvere le crisi occorre cambiare il sistema, tenendo presente che, qualsiasi classe dirigente deve tenere presente che non ha nessun potere, perché il potere, come il passato dimostra, appartiene al popolo. Ed il popolo è composto da ogni singolo individuo che è chiamato a contribuire alla scelta.
Come all’indomani della crisi armistiziale: ognuno fu chiamato a fare la propria scelta, e a subirne le conseguenze.
 E’, per gli italiani tutti, il momento delle scelte:
. Chi rimane fedele al “Ventennio”
. Chi abiura il Fascismo e sceglie il Nazismo (Soldati del Reich/SS It).
. Chi è deluso di tutto e di tutti e si chiude in una indifferenza assoluta.
. Chi si sottrae alla politica ed alla guerra per vedere gli sviluppi
. Chi lascia agli Alleati il compito di liberare l’Italia (opportunisti).-  . . Chi cerca di approfittare della situazione (profittatori, criminali).
. Chi decide di impegnarsi e combattere e collabora con gli Alleati,  per un Italia diversa (combattenti in Italia e all’estero).
. Chi prende le armi e si riunisce in bande ( Ribelli/ Patrioti)
. Chi non accetta proposte e rimane in prigionia ( Internati)
. Chi, prigioniero, collabora. (Prigionieri di Guerra)  
. Chi non accetta questo stato di cose e soccombe a se stesso, suicindandosi
I  fronti individuati sono i seguenti:
Quello del Sud, (I Fronte) dell'Italia libera, ove gli Alleati tengono il fronte e permettono al Governo del Re d'Italia di esercitare le sue prerogative, seppure con limitazioni anche naturali per esigenze belliche. Appena queste esigenze vengono meno, i vari territori liberati vengono restituiti alla amministrazione regia. Sarà la condizione dell’Italia, in forme sempre meno marcate fino al 10 febbraio 1947, data della firma del Trattato di Pace con le Nazioni Unite.  Il Governo del Re è il Governo legittimo d'Italia che gli tutte le Nazioni Unite, con capofila l'URSS che fu la prima a stabilire rapporti exstraarmistiziali con il Regno del Sud, riconoscono.
Quello del Nord, (II Fronte), dell'Italia occupata dalla Germania, con i territori che sono sotto il diretto controllo del Reich (in cui sono state annesse l’Alto Adige ed in Friuli Venezia Giulia)  che dispone senza alcun limite a seconda dei suoi interessi. Qui il fronte è clandestino e la lotta politica è condotta dal C.L.N., composti questi dai risorti partiti antifascisti. E' il grande movimento partigiano dei nord Italia, che sarà guidato dal CLNAI.
Quello della Resistenza degli Internati Militari Italiani, (III Fronte)  ovvero dei soldati italiani, rastrellati e internati in Germania nei mesi di settembre ed ottobre 1943 a seguito della reazione germanica alla nostra firma armistiziale, nonostante gli inviti e le offerte di aderire alla coalizione hitleriana, opposero un deciso rifiuto di aderire alla  Germania ed alla Repubblica Sociale Italiana, che, nei fatti, fu  delegittimata.
Quello della Resistenza dei militari italiani all'estero, (IV Fronte) Soldati che, trovatesi isolati all’estero dalle vicende armistiziali, tentarono di sottrarsi alla cattura germanica e in gran parte entrarono nei movimenti di resistenza locali. Era un fronte questo non conosciuto, dimenticato, caduto nell'oblio nell’oblio fino agli inizi delgi anni ‘90. E' la lotta dei nostri soldati che si sono inseriti nelle formazioni partigiane locali per condurre, in nome della liberta e della democrazia e di un futuro migliore per tutti la lotta ai tedeschi, sopratutto in Jugoslavia, in Grecia,  in Albania. E’ l’afflatto europeistico della lotta di liberazione.
L’ultimo fronte è quello della Prigionia Militare Italiana della seconda guerra mondiale. (V) Fronte) Nei 39 mesi di guerra le vicende non certo fortunate delle armi italiane portarono a lasciare nelle mani ei nostri nemici centinaia di migliaia di soldati, come prigionieri di guerra, tutelati e trattati secondo la convenzione di Ginevra del 1929. Al momento dell’armistizio la loro sorte fu ibrida: anziché essere restituiti all’Italia furono trattenuti dai loro detentori e attraverso vicissitudini, alcune drammatiche, si inserirono indirettamente nello sforzo contro la coalizione hitleriana  come cobelligeranti, cooperatori, alleati. Una vicenda completamente dimenticata, ma che deve essere inserita nella Guerra di Liberazione come lotta indiretta e soprattutto per il retaggio di democrazia e di libertà che questi uomini portarono al loro rientro in Patria e che sarà uno degli elementi connettivi della ricostruzione del dilaniato tessuto sociale italiano.  
Se dal piano generale si scende su quello individuale, allora la Guerra di Liberazione ha una ulteriore più vasto profilo.
Il singolo militare, il singolo cittadino atto alle armi, ma anche tutto il resto della popolazione, gli anziani, i bambini, le donne, parteciparono volenti o nolenti alla guerra, che fu combattuta in tutte le contrade d’Italia, nessuna esclusa. Fu una partecipazione imposta, a cui nessuno si potè sottrarsi ed è per questo che assunse il carattere popolare e che per questo ha inciso ed incide così profondamente nel tessuto sociale della Nazione.
Fu una partecipazione, diretta o indiretta, che assunse aspetti diversissimi. Una partecipazione che si esplicò per varie vie, spesso seguendo scelte le più disparate: chi come rifiuto di consegnarsi ai tedeschi; chi, catturato, finì nei campi di concentramento in Germania e in Polonia; chi entrò nelle file partigiane e prese le armi; chi rientrò in Italia del Sud e nella stragrande maggioranza entrò nelle file dell'Esercito dei Re; chi visse, senza cedere, sui monti in Italia e all'Estero per  non consegnarsi ai tedeschi e non collaborare, chi nei campi di Prigionia degli ex-Nemici, ora Alleati, accettò di collaborare in nome del contributo che l'Italia doveva dare per un domani migliore, chi subendo le privazioni, le miserie, le violenze dell’occupante, chi chinando il capo non avendo forza, coraggio ed armi per reagire, chi cercando solo di sopravvivere alle situazioni le più difficili in quell’attendismo più morale che materiale che in molte circostanze non era altro che l’espressione della profonda delusione e disillusione che la classe dirigente fino allora al potere aveva generato con le proprie scelte e i propri comportamenti.
E’ La guerra degli Italiani, del 1943- 1945, che non è una guerra civile, in quanto anche combattuta con nemici invasori, ma con caratteristiche precise
. Si è volontari, nessuna autorità chiama a combattere.
. Vi è solo rischio.
. Non  vi è dichiarazione di guerra
    . Non si conclude con un armistizio o con il trattato di pace
    . Il compenso: solo la speranza di un Italia migliore.
 A tutti i fronti della Guerra di Liberazione si accede perchè volontari. Significativo che nella Repubblica Sociale Italiana continua la chiamata alle armi, con la cartolina precetto, che fu una delle manifestazioni indirette di adesione alla Guerra di Liberazione con il rifiuto e l’andata in montagna di centinaia di giovani che irrobustirono notevolmente il fronte del nord alimentando il movimento partigiano. Nella Guerra di Liberazione si hanno diverse figure giuridiche come il ribelle, il bandito, il perseguitato, il deportato, il rastrellato, il patriota, il prigioniero, l'internato, l'ostaggio, oltre che il soldato, tutte figure che si delineano a seconda del fronte con cui si combatte.
Pur nella varietà delle esperienze, pur nella diversificazione dei “fronti”, la Guerra di Liberazione rimane una guerra Unitaria. Nonostante ogni sforzo nazifascista di dividere e mettere le sue componenti l’un contro l’altra, la Guerra di Liberazione fu una guerra unitaria ed il “fronte” rimase unitario, nella volontà ferma di sconfiggere la coalizione hitleriana.
Chi si impegnò, come diceva Luciano Bolis, portò il proprio "granello di sabbia". Ognuno nella diversità di grado ma non di natura, diede il suo contributo, il suo “granello di sabbia”, su fronti diversi, affinché si realizzasse una Italia diversa da quella della prima metà del novecento.
Una guerra, quella di Liberazione, che non può non conoscere il suo nemico, la coalizione hitleriana.  Un approccio che non può dimenticare coloro che, in Italia,  rimasero fedeli alla vecchia Alleanza, che si ritrovarono a combattere o nelle fila delle Forze Armate e delle Organizzazioni tedesche oppure a militare nella Repubblica Sociale Italiana. Non un revisionismo, non un mascherato ritorno al fascismo o al neo fascismo, non una adesione a forme più o meno velate di negazionismi, ma una volontà di conoscere il perché tanti uomini, interi popoli, commissero efferatezze e violenze contro altri uomini ed altri popoli, che mai nella recente storia umana in un Europa che si considerava civile, cristiana, e culturalmente avanzata, si erano palesati e che rappresenta una delle macchie nere del secolo appena passato. Un fascismo gia di movimento, già di regime, e quindi repubblicano e sociale, che in oltre venticinque anni di potere incise sulla storia d’Italia, senza mai essere chiamato a rispondere delle sue scelte e dei suoi comportamenti, generando un passato che non passa, con la reale prospettiva di ripetere gli stessi errori e generare tragedie che furono la maledizione dei nostri padri. 
Dopo quanto detto, possiamo collocare gli episodi che sopra abbiamo riportato ad un preciso fronte della Guerra di Liberazione
. Il ten. col.  Zignani e il col. Raucci: fucilati il 17 novembre 1943 ad Elbassan in Albania dai tedeschi, in uniforme con le stellette al bavero, perché a capo di unità combattenti del C.I.T.a.M. ((III Fronte)
. 197 Sottotenenti giurano fedeltà al Re ed alla Patria nel campo di concentramento tedesco di Darlan in Polonia il 23 novembre 1943 (IV Fronte)
. Le I.S.U. lavorano, nel gen. 1944,  24 ore al giorno con turni di 8 ore al porto di Boston per alimentare il Corpo di Armata Americano che sbarcherà in Normandia
 (V Fronte)
. Il gen. Raffaele Cadorna è al comando del Corpo Volontari della Libertà nel Nord Italia riconosciuto da tutte le forze “ribelli” operanti (II Fronte)
. Il I Raggruppamento Motorizzato attacca sulla stretta di Mignano Montelungo l’8 e il 16 dicembre 1916 inquadrato nella 36 Divisione Texas USA(I Fronte)
.Mussolini, capo della Repubblica Sociale Italiana, proclama nel 1944 la socializzazione (Coalizione Hitleriana)
. Il cap. dei Carabinieri Reali Pezzella a capo della compagnia di Reali Carabinieri  svolge compiti di polizia militare sulla testa di ponte di Anzio dal 22 gennaio al 25 maggio 1944, in sostituzione delle Polizie militari britanniche e statunitensi; con lui artiglieri e genieri italiani “ccoperatori” sono sulla medesima testa di ponte (I Fronte)
. La Divisione “Garibaldi”, ex divisione 2Venezia” e altre unità italiane composta da unità alpine combatte in Montenegro (Zavattaro-Ardizi) (III Fronte)
. La Balkan Air Force composta totalmente da personale militare italiano con basi  nelle Puglie rifornisce le unità jugoslave per conto degli Alleati (I Fronte)
. Il fronte militare clandestino di Roma (gen. Bentivegna)con la sua attività informativa salva dalla distruzione  la testa di ponte alleata di Anzio (II Fronte)
.  4000 Italiani in uniforme tedesca (Whermach) difendono Praga nell’aprile 1945 (Coalizione Hitleriana)
.Le Divisioni Friuli e Cremona liberano la Corsica dall’8 al 21 settembre 1943  e consegnano l’Isola alle forze Francesi sopraggiunte
Hanno oltre 700 morti e 100 feriti (I Fronte)
. La Divisone Perugia rimane in armi (oltre 10.000 uomini) nell’area di Santi Quaranta fino al 3 ottobre 1943, 8 giorni dopo la resa della Divisone acqui, In attesa dell’arrivo dei soccorsi promessi dall’Italia. (III Fronte)

La Guerra di Liberazione 1943 – 1945 che comprende lo scontro ideologico tra fascismo e comunismo, le due fallite e fallimentari ideologie del novecento che provocarono milioni di morti, che comprende il tradizionale predominio violento ed occupatore tedesco in Italia, prima con l’Austria Ungheria e, scomparsa questa, con La Germania, a cui ci si oppose con il primo Risorgimento (1849 – 1918) e poi, secondo Risorgimento, con l’opposizione armata e non (1943-1945), che comprende la grande volontà di attuare i principi della Costituzione della Repubblica Romana del 1849, che rappresenta la matrice per avere una Nazione italiana monda da concetti ormai superati in grado di dare una prospettiva nuova, una idealità, una prosperità e una prospettiva per le future generazioni accettabili e quindi creare un Stato libero, partecipativo in cui tutti possono riconoscersi.
Se la Guerra di Liberazione del 1943 - 1945 è tutto questo può rappresentare un filone di ricerca, almeno per gli aspetti limitati al caso italiano, che permette di riportare alla luce tanti episodi ormai avvolti nel buio, ed avviare un dibattito che possa contribuire a superare il momento difficile che si sta attraversando.


venerdì 23 agosto 2019

Master di 1° Livello in Storia MIlitare Contemporanea 1796 -1960


Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 – 1960,
Università N. Cusano Telematica Roma.

Il Master, promosso dall’Istituto del Nastro azzurro presso la Università Nicolò Cusano Telematica Roma nella sua prima edizione è stato attivato in tutti i suoi aspetti. La clausola che prevedeva l’attivazione del Master a condizione di un numero di iscritti non inferiore a 10 è stata ampiamente soddisfatta. Gli iscritti al momento sono 20, ma le iscrizioni sono aperte per tutto l’anno accademico e quindi non possono che crescere. Sono stati completati tutti i 13 moduli previsti, con le video lezioni, le sinossi di riferimento ed i test di autoverifica. E’ stata creata una piattaforma di sostegno a quella ufficiale della Università Cusano al fine di ampliare le attività del CESVAM. Ai frequentatori è data la possibilità di accedere alle filiere di pubblicazione del CESVAM (note, post, articoli, saggi e contributi) al fine di affinare sempre più la capacita di esternare quanto si è appreso e studiato.

Lo scopo del Master. è bene ricordarlo, è quello di svolgere azione di divulgazione a livello accademico-scientifico, dei principi dello Statuto dell’Istituto del Nastro Azzurro, in particolare la divulgazione del concetto di VALORE MILITARE, sia nelle sue espressioni riconosciute (concessione di medaglia al valore militare) sia nelle sue espressioni non riconosciute, ma ugualmente espresse. Questa azione è conseguente alla concezione che il Valore Militare rappresenta in Strategia, e quindi nella nostra Società, uno dei suoi fattori immateriali, al pari della tradizione, della pubblica opinione, della comunicazione, dei social network, e quindi incidente sul tessuto socio-culturale nella società stessa. Infine una annotazione di colore: sorprende che tutta questa attività relativa al Master non sia stata ancora presentata e accreditata come propria da chi non c’entra nulla, come per le altre attività del CESVAM.

info:centrostudivalormilitare@istitutonastroazzurro.org

mercoledì 14 agosto 2019

Giovanni CECINI.



EBREI
NON PIU’ ITALIANI E FASCISTI
Decorati, discriminati, perseguitati
Roma, Società Editrice Nuova Cultura – Università Sapienza, 2019, pag. 321, Euro 25.

Una persistente voce corre nel piccolo stagno del mondo delle Associazioni Combattentistiche di Roma: L’Istituto del Nastro Azzurro è un covo di fascisti. Vedendo certi personaggi, a dire il vero, sembra una voce corretta, ma la realtà è ben diversa. Una rondine non fa primavera e, del resto, se ci si sente prime donne, e facile parlare nel solco dell’assioma che fa più rumore (leggi:credito)  un albero che cade che una foresta che cresce. L’Istituto del Nastro Azzurro per dire le cose come stanno ha celebrato la Giornata del Decorato 2018 a Roma alla Fosse Ardeatine, portando scolaresche provenienti dall’Italia Centrale, gli studenti di ognuno delle quali ha deposito un fiore sul sacello di un Martire; ha reso omaggio al Monumento dei fucilati di Forte Bravetta sempre nella stessa Giornata. Quella del 2019 a Torino ha visto un convegno sul valore espresso dagli Italiani durante la crisi armistiziale del 1943 e la cerimonia di ricordo e suffragio, oltre che alla Casa Madre dei Caduti, si è svolta al Poligono del Martinetto, ove il 5 aprile 1944 furono fucilati i componenti del Comitato Militare del CLN del Piemonte. Questo a sottolineare che l’Istituto è apartito, apolitico, al di sopra delle ideologie, soprattutto quelle perdenti e nefaste comunista e fascista del novecento, teso solo a divulgare il concetto di Valore Militare nella società, integrando con iniziative l’aspetto combattentistico ed associativo che è solo una sua componente. L’Istituto del Nastro Azzurro, rispetto alle Associazioni Combattentistiche, alcuni esponenti delle quali dovrebbero farsi qualche domanda esistenziale, è anche un Ente Morale, che viene sostenuto e alimentato da un Centro Studi che pone in essere iniziative in linea con lo Statuto. Una delle quali è quella, incentrata su un Progetto presentato al Ministero della Difesa ed approvato, sul ricordo e sullo studio delle Leggi Raziali del dicembre 1938, di cui nel 2018 cadeva l’80° anniversario. Questo progetto prevede la edizione di tre volumi, il primo dei quali, che vedrà la luce nel 2020, dedicato alla giudeofobia dal 500 ad oggi, in cui si affronterà anche l’equazione “ieri ebreo, oggi, migrante”  (a cura di Alessia Biasiolo, membro associato al CESVAM), il secondo che qui presentiamo ed il terzo che uscirà il prossimo mese di maggio 2019, questo contenente oltre 300 pagine di documenti coevi di ebrei fascisti, alcuni della prima ora, di ebrei monarchici, tutti increduli di essere cancellati come Italiani dal Duce e dal Re, che erano i loro referenti istituzionali. Entrambi frutto delle ricerche di Giovanni Cecini, membro associato al CESVAM
Il presente volume riporta in copertina il Diploma Araldico di un Italiano, combattente, decorato, ebreo, colpito dalle Leggi Razziali. Giovanni Cecini ci propone una serie di casi, tutti ampiamente documentati, di decorati, discriminati, perseguitati, in cui emerge la assurdità di queste leggi che colpivano una fedele, patriottica e laboriosa minoranza di 45.000 persone, che fecero dell’Italia nata dal Risorgimento la loro essenza di vita. Moltissimi di costoro furono combattenti della Grande Guerra e in gran parte decorati.
Un'unica constatazione: la inconsistenza della politica estera del fascismo, che porterà al disastro del settembre del 1943, ha qui i suoi prodomi: assecondare le devianze patologiche di Hitler e quindi della Germania, alla ricerca disperata di un “qualcuno” a cui dare ogni colpa, segno evidente di squilibri interni e traumi non risolti fu una delle concause della sconfitta fascista del 1943. A posteriori poi si giustificò queste leggi nefande con il fatto che furono applicate blandamente. Rimane il fatto che nel settembre 1943 i Tedeschi trovarono in tutte le questure italiane gli elenchi puntigliosamente aggiornati di tutti gli ebrei italiani, oltre al fatto che Buffarini Guidi, (per chi non sapesse chi sia andare a vedere quale personaggio sia stato) nel 1940 emanò disposizioni di internare, per la sicurezza interna, tutti gli ebrei italiani in campi di concentramento.
Un volume che porta la prefazione del Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo di Segni, figlio di un combattente decorato della Grande Guerra a sottolineare il legame che esiste tra il Valore Militare e la Comunità ebraica.
Anche questa opera è parte integrante delle letture proposte al Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960, (II Edizione 2029-2020), attivato presso la Università Cusano Telematica Roma (www.unicusano.it/master)  per il Modulo L’Italia tra le due Guerre Mondiali, di cui Giovanni Cecini è Docente.
Il Volume, uscito nella Collna I Libri del Nastro Azzurro,  è disponibile, dal marzo 2019, in tutte le librerie; presso la Casa Editrice Nuova Cultura, (www.nuovacultura.it) o per l’acquisto diretto (ordini@nuovacultura.it) o presso la Segreteria Generale dell’Istituto del Nastro Azzurro (segretriagenerale@istitutonastroazzurro.org)

Un Museo per la Pace 2 Iconografia



sabato 3 agosto 2019

Un Museo per la Pace


APRILIA
 ESPOSIZIONE “UN RICORDO PER LA PACE”- COLLEZIONE OSTILIO BONACINI
imminente la rimozione dall’auditorium del Liceo “Meucci”

 UN MUSEO PER LA PACE  NEL CENTRO DI APRILIA
 la proposta di “Un ricordo per la pace”

Elisa Bonacini : “Qui dove sono morti  migliaia di soldati provenienti da tutto il mondo. Da qui deve partire forte il messaggio di pace.”





Sembra arrivata al termine la permanenza dell’esposizione “Un ricordo per la pace” presso l’auditorium del Liceo “A. Meucci” che ne ha intimato la rimozione nel più breve tempo possibile. Una situazione al limite del paradossale lo “sfratto” per la mostra storica patrocinata dal Comune di Aprilia sul tema prioritario “Aprilia in guerra: La Battaglia di Aprilia”.  Nelle teche esposti oltre 300 reperti della collezione di Ostilio Bonacini relativi alla prima ed in maggior numero alla seconda guerra mondiale, con particolare riferimento agli eserciti che hanno combattuto sul territorio apriliano nel 1944. Una collezione prestigiosa che il Comune di Aprilia con deliberazione di Giunta n. 163 del 12.6.2012 ha accettato in affidamento a titolo perenne e gratuito dandone sede provvisoria presso il plesso scolastico di via Carroceto con l’impegno di reperire locali nel centro  di Aprilia per realizzarne un’esposizione civica permanente.
La mostra a cura dell’Associazione “Un ricordo per la pace” fu inaugurata il 24 aprile 2013 nel grande locale che fino al 2015 è stato di competenza  dell’I.I.S. “C. e N. Rosselli” cui il Comune di Aprilia affidò la custodia del materiale storico attraverso specifica convenzione.
Nello stesso comprensorio studentesco nel febbraio 2014 fu inaugurato il Memoriale dedicato ad Eric Fletcher Waters ed ai Caduti senza sepoltura del 1944;  promotori dell’iniziativa l’associazione “Un ricordo per la pace” ed il veterano britannico Harry Shindler.
La correlazione esposizione storica-monumento pare non essere stata tenuta in considerazione dal Liceo “A.Meucci”: nel dicembre 2016 il primo invito a rimuoverla,  richiesta motivata da esigenze di spazi per “opere legate ad attività teatrali”. Il 6 marzo scorso l’“ultimatum” della dirigente Laura De Angelis per lo smantellamento della mostra che, a quanto afferma la dirigente, occuperebbe i locali scolastici senza autorizzazione alcuna; ritenute pericolose per la sicurezza degli studenti le teche espositive appositamente realizzate dal Comune di Aprilia.
Esprime preoccupazione Elisa Bonacini erede della collezione e presidente di “Un ricordo per la pace” che dopo il  trasferimento del “Rosselli” più volte aveva chiesto al Comune l’adeguamento della convenzione con il Liceo. Il 19 marzo ha protocollato al Comune di Aprilia la richiesta di un incontro per definire il futuro dell’esposizione:  “Spero che emergano notizie rassicuranti, che il Comune intervenga a tutela della mostra. Nella nota ho chiesto ancora una volta di ottemperare all’impegno preso nella delibera di accettazione della collezione reperendo nel più breve tempo possibile locali nel centro storico di Aprilia. Nello specifico la richiesta è di trasferire la mostra in sede definitiva presso i locali comunali di Piazza Roma attualmente adibiti agli uffici al pubblico, che sembrerebbero destinati al trasferimento in piazza dei Bersaglieri. Spero che il Comune  prenda in considerazione il progetto di “Museo per la pace nel centro di Aprilia” che ho anticipato nel protocollo; un progetto che vorrei condividere con le associazioni apriliane, in primis con le associazioni d’Arma che già hanno dato la loro adesione nell’ipotesi di progetto museale (nota prot. n. 46403 del 7.6.2012 allegata alla delibera di affidamento della collezione ).
Prosegue la Bonacini: “ Il nostro progetto di “Museo per la pace” prevede certamente una degna collocazione per i reperti storici ma non si esaurisce nella realizzazione di una statica esposizione  dei materiali ma aspira a far divenire il Museo uno spazio interattivo, un luogo di aggregazione per la cittadinanza attraverso attività socio-culturali, concorsi ed iniziative. Non sottovalutando il ruolo  dell’arte in ogni sua forma, che tanto può influire nella riconciliazione tra differenti culture. Abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni il ricordo di chi ha combattuto per la nostra libertà, ma dobbiamo proiettarci nel futuro, lavorare giorno dopo giorno con pazienza e determinazione per educare alla cultura della non violenza, del rispetto reciproco, della solidarietà. È necessario abbattere le barriere interculturali spesso generate da gretta ignoranza. Sono certa che con l’impegno delle associazioni potremmo realizzare qualcosa di bello e di grande, il contributo di Aprilia per la pace. Voglio rivolgere pertanto un appello alle associazioni di Aprilia che vorranno sostenere e collaborare nel progetto. Circa un centinaio nel mondo i Musei per la Pace, organizzati nella Rete Internazionale dei Musei per la Pace, con cui sarebbe meraviglioso creare una sorta di gemellaggio. Sogno un Museo per la Pace ad Aprilia, qui dove nel 1944 sono morti migliaia di soldati provenienti da tutto il mondo; il loro sangue è intriso nella nostra terra. Da qui deve partire forte il nostro messaggio di pace.”