Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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mercoledì 28 agosto 2019

La Guerra di Liberazione Una guerra su cinque fronti



Relazione al Convegno
"La crisi armistiziale ed il Valore Militare"
In occasione della
 Giornata del decorato 2019
 Torino 6 aprile 2019
scuola di applicazione dell'Esercito

La Guerra di Liberazione: una guerra su cinque fronte 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945

Massimo Coltrinari

La lotta che il popolo italiano intraprese, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943 con le Nazioni Unite può essere intesa come un tutto uno, ovvero una opposizione armata al nazifascismo ed adesione alla coalizione antihitleriana. Scopo di questa pubblicazione è quello di presentare l’approccio che abbiamo adottato per la Guerra di Liberazione, ovvero la Guerra di Liberazione intesa come una “guerra” combattuta su più  fronti  uniti nella lotta in nome di una Italia diversa e democratica.
I fronti nascono al momento della dichiarazione di armistizio, l’8 settembre 1943, quando gli Italiani si sono trovati di fronte a stessi ed ognuno ha dovuto fare la sua scelta, come vedremo più avanti. Si sono verificate situazioni che devono essere tutte intese in un unico insieme, nessuna esclusa, altrimenti si fa una ricostruzione palesemente priva dei suoi elementi fondamentali.
Come dobbiamo considerare questi fatti:
. Il ten. col.  Zignani e il col. Raucci: fucilati il 17 novembre 1943 ad Elbassan in Albania dai tedeschi, in uniforme con le stellette al bavero, perché a capo di unità combattenti del C.I.T.a.M.
. 197 Sottotenenti giurano fedeltà al Re ed alla Patria nel campo di concentramento tedesco di Darlan in Polonia il 23 novembre 1943
. Le I.S.U. lavorano, nel gen. 1944,  24 ore al giorno con turni di 8 ore al porto di Boston per alimentare il Corpo di Armata Americano che sbarcherà in Normandia
. Il gen. Raffaele Cadorna è al comando del Corpo Volontari della Libertà nel Nord Italia riconosciuto da tutte le forze “ribelli” operanti
. Il I Raggruppamento Motorizzato attacca sulla stretta di Mignano Montelungo l’8 e il 16 dicembre 1916 inquadrato nella 36 Divisione Texas USA
.Mussolini, capo della Repubblica Sociale Italiana, proclama nel 1944 la socializzazione
. Il cap. dei Carabinieri Reali Pezzella a capo della compagnia di Reali Carabinieri  svolge compiti di polizia militare sulla testa di ponte di Anzio dal 22 gennaio al 25 maggio 1944, in sostituzione delle Polizie militari britanniche e statunitensi; con lui artiglieri e genieri italiani “ccoperatori” sono sulla medesima testa di ponte
. La Divisione “Garibaldi”, ex divisione 2Venezia” e altre unità italiane composta da unità alpine combatte in Montenegro (Zavattaro-Ardizi)
. La Balkan Air Force composta totalmente da personale militare italiano con basi  nelle Puglie rifornisce le unità jugoslave per conto degli Alleati
. Il fronte militare clandestino di Roma (gen. Bentivegna)con la sua attività informativa salva dalla distruzione  la testa di ponte alleata di Anzio
.  4000 Italiani in uniforme tedesca (Whermach) difendono Praga nell’aprile 1945
.Le Divisioni Friuli e Cremona liberano la Corsica dall’8 al 21 settembre 1943  e consegnano l’Isola alle forze Francesi sopraggiunte
Hanno oltre 700 morti e 100 feriti
. La Divisone Perugia rimane in armi (oltre 10.000 uomini) nell’area di Santi Quaranta fino al 3 ottobre 1943, 8 giorni dopo la resa della Divisone acqui, In attesa dell’arrivo dei soccorsi promessi dall’Italia.
Tutti questi episodi dimostrano come degli Italiani, in virtù delle loro scelte erano schierati a fianco degli alleati che combattevano la coalizione hitleriana, oppure erano inquadrati in formazioni tedesche con addosso uniformi tedesche, oppure avevano seguito Mussolini nella scelta repubblicana del fascismo post regime.
Appare quanto mai evidente che il binomio “ribelle” o “bandito” o “patriota” (che oggi si racchiude in una parola unica coniata nei suoi significati attuali nel dopoguerra, “partigiano”) e “repubblichino” o “fascista” “ o “ragazzi di  Salò” per indicare color che rimasero fedeli al fascismo “ movimento” e fascismo “regime”, o fedeli alla vecchia alleanza con la Germania per loro scelta, è quanto mai riduttivo e soprattutto forviante.
Si sono affastellate negli ultimi varie interpretazioni degli eventi che stanno cancellando oggi fatti ed eventi che non sono in linea con queste interpretazioni. Quella più evidente è il sillogisma discendente dalla appropriazione integrale del Partito Comunista Italiano di quello che è stato il fenomeno della “Resistenza”, ovvero della lotta condotta contro tedeschi e fascisti nei territori centrosettentrionali dell’Italia sotto occupazione germanica. Questa appropiazione, che in pratica significava escludere tutte le altre componenti democratiche della resistenza ha portato alla cancellazione della “Resistenza” in virtù del principio “quando una parte si impossessa del tutto, il tutto scompare” Ed infatti oggi la Resistenza è sinonimo di parte, “di comunismo”.  Scomparsa la  Unione Sovietica nel 1989, scomparsi i partiti comunisti, scomparso il comunismo, ecco quindi che scompare anche la “Resistenza”, essendo questa emanazione (erronea) del comunismo.
Altra affastellazione il progressivo recupero dei fascisti, soprattutto di fronte a se stessi  della realtà: la responsabilità di una seconda guerra mondiale  condotta dall’Italia in modo vergognoso, dopo che per venti anni si era governato e proclamato le virtu guerriere del fascismo; 39 mesi di sconfitte, che portarono anche al disprezzo anche manifesto dell’alleato germanico; la tragedia del 25 luglio, dove i Gerarchi del Gran Consiglio del Fascismo decretano la fine del “ regime, consegnano Mussolini al Re, e scompaiono, così come scompare in tre giorni i Partito Nazionale Fascista, senza che nessuno lo difensa;  il fascismo, che si voleva rigenerare, nella repubblica sociale, che si traduce in un altro fallimento il cui epilogo, la fuga di Mussolini e dei gerarchi da Milano, è ancora più sintomatico, responsabili di aver trasformando l’Italia in un campo di battaglia per eserciti stranieri, cosa che non succedeva da oltre due secoli  Di fronte a questa serie di fallimenti, rimane infine il fatto che si collaborò allo sterminio di ebrei, prima con Le Leggi Razziali del 1938, poi collaborando alacremente a riempire i treni di donne vecchi e bambini verso i campi di sterminio tedeschi, in quella che è il crimine collettivo più orrendo del novecento. I fascisti  con questo pesante fardello passarono i decenni  del dopoguerra emarginati, covando rivincite e rancori, poco meditando e riflettendo sui propri errori e le cause delle loro disfatte. I partiti usciti dalla guerra governarono l’Italia ma via via, scomparsi i capi storici persero la loro idealità nata nel 1943- 1945 e via via si fecero penetrare ed infiltrare dalla corruzione e dall’antistato (mafia, camorra, ed altro) che li disintegrarono venendo meno agli ideali, alla moralità ed all’etica che li aveva ispirati al momento della loro ricostituzione nel 1942-1943.
La disintegrazione dei partiti nati nella Guerra di Liberazione ha lasciato spazio all’avvento di una classe politica sempre più distante da probità, coerenza e serietà, in cui prevale a governare solo un terzo di essa, in una alternanza che lascia sempre sperare in qualcosa di accettabile ma che in realtà porta solo a delusioni e nuove speranze, ma con il risultato di constatare un impoverimento, dall’inizio del nuovo secolo, sempre crescente, in una crisi economica e finanziaria che non si riesce né ad affrontare n ad arrestare.
In questo contesto gli ideali generati e praticati della Guerra di Liberazione sono evaporati ed oggi siamo, in un populismo crescente come all’inizio del 1943, quando si era persa ogni fiducia nella classe dirigente, la situazione presentava prospettive quanto mai allarmanti e soluzioni possibili non palesamente individuabili.
Quelle che poi andarono a realizzarsi furono tali che ogni italiano, crollando ogni cosa, fu chiamato ad affrontarle personalmente. Se il sistema non è in grado di risolvere le crisi occorre cambiare il sistema, tenendo presente che, qualsiasi classe dirigente deve tenere presente che non ha nessun potere, perché il potere, come il passato dimostra, appartiene al popolo. Ed il popolo è composto da ogni singolo individuo che è chiamato a contribuire alla scelta.
Come all’indomani della crisi armistiziale: ognuno fu chiamato a fare la propria scelta, e a subirne le conseguenze.
 E’, per gli italiani tutti, il momento delle scelte:
. Chi rimane fedele al “Ventennio”
. Chi abiura il Fascismo e sceglie il Nazismo (Soldati del Reich/SS It).
. Chi è deluso di tutto e di tutti e si chiude in una indifferenza assoluta.
. Chi si sottrae alla politica ed alla guerra per vedere gli sviluppi
. Chi lascia agli Alleati il compito di liberare l’Italia (opportunisti).-  . . Chi cerca di approfittare della situazione (profittatori, criminali).
. Chi decide di impegnarsi e combattere e collabora con gli Alleati,  per un Italia diversa (combattenti in Italia e all’estero).
. Chi prende le armi e si riunisce in bande ( Ribelli/ Patrioti)
. Chi non accetta proposte e rimane in prigionia ( Internati)
. Chi, prigioniero, collabora. (Prigionieri di Guerra)  
. Chi non accetta questo stato di cose e soccombe a se stesso, suicindandosi
I  fronti individuati sono i seguenti:
Quello del Sud, (I Fronte) dell'Italia libera, ove gli Alleati tengono il fronte e permettono al Governo del Re d'Italia di esercitare le sue prerogative, seppure con limitazioni anche naturali per esigenze belliche. Appena queste esigenze vengono meno, i vari territori liberati vengono restituiti alla amministrazione regia. Sarà la condizione dell’Italia, in forme sempre meno marcate fino al 10 febbraio 1947, data della firma del Trattato di Pace con le Nazioni Unite.  Il Governo del Re è il Governo legittimo d'Italia che gli tutte le Nazioni Unite, con capofila l'URSS che fu la prima a stabilire rapporti exstraarmistiziali con il Regno del Sud, riconoscono.
Quello del Nord, (II Fronte), dell'Italia occupata dalla Germania, con i territori che sono sotto il diretto controllo del Reich (in cui sono state annesse l’Alto Adige ed in Friuli Venezia Giulia)  che dispone senza alcun limite a seconda dei suoi interessi. Qui il fronte è clandestino e la lotta politica è condotta dal C.L.N., composti questi dai risorti partiti antifascisti. E' il grande movimento partigiano dei nord Italia, che sarà guidato dal CLNAI.
Quello della Resistenza degli Internati Militari Italiani, (III Fronte)  ovvero dei soldati italiani, rastrellati e internati in Germania nei mesi di settembre ed ottobre 1943 a seguito della reazione germanica alla nostra firma armistiziale, nonostante gli inviti e le offerte di aderire alla coalizione hitleriana, opposero un deciso rifiuto di aderire alla  Germania ed alla Repubblica Sociale Italiana, che, nei fatti, fu  delegittimata.
Quello della Resistenza dei militari italiani all'estero, (IV Fronte) Soldati che, trovatesi isolati all’estero dalle vicende armistiziali, tentarono di sottrarsi alla cattura germanica e in gran parte entrarono nei movimenti di resistenza locali. Era un fronte questo non conosciuto, dimenticato, caduto nell'oblio nell’oblio fino agli inizi delgi anni ‘90. E' la lotta dei nostri soldati che si sono inseriti nelle formazioni partigiane locali per condurre, in nome della liberta e della democrazia e di un futuro migliore per tutti la lotta ai tedeschi, sopratutto in Jugoslavia, in Grecia,  in Albania. E’ l’afflatto europeistico della lotta di liberazione.
L’ultimo fronte è quello della Prigionia Militare Italiana della seconda guerra mondiale. (V) Fronte) Nei 39 mesi di guerra le vicende non certo fortunate delle armi italiane portarono a lasciare nelle mani ei nostri nemici centinaia di migliaia di soldati, come prigionieri di guerra, tutelati e trattati secondo la convenzione di Ginevra del 1929. Al momento dell’armistizio la loro sorte fu ibrida: anziché essere restituiti all’Italia furono trattenuti dai loro detentori e attraverso vicissitudini, alcune drammatiche, si inserirono indirettamente nello sforzo contro la coalizione hitleriana  come cobelligeranti, cooperatori, alleati. Una vicenda completamente dimenticata, ma che deve essere inserita nella Guerra di Liberazione come lotta indiretta e soprattutto per il retaggio di democrazia e di libertà che questi uomini portarono al loro rientro in Patria e che sarà uno degli elementi connettivi della ricostruzione del dilaniato tessuto sociale italiano.  
Se dal piano generale si scende su quello individuale, allora la Guerra di Liberazione ha una ulteriore più vasto profilo.
Il singolo militare, il singolo cittadino atto alle armi, ma anche tutto il resto della popolazione, gli anziani, i bambini, le donne, parteciparono volenti o nolenti alla guerra, che fu combattuta in tutte le contrade d’Italia, nessuna esclusa. Fu una partecipazione imposta, a cui nessuno si potè sottrarsi ed è per questo che assunse il carattere popolare e che per questo ha inciso ed incide così profondamente nel tessuto sociale della Nazione.
Fu una partecipazione, diretta o indiretta, che assunse aspetti diversissimi. Una partecipazione che si esplicò per varie vie, spesso seguendo scelte le più disparate: chi come rifiuto di consegnarsi ai tedeschi; chi, catturato, finì nei campi di concentramento in Germania e in Polonia; chi entrò nelle file partigiane e prese le armi; chi rientrò in Italia del Sud e nella stragrande maggioranza entrò nelle file dell'Esercito dei Re; chi visse, senza cedere, sui monti in Italia e all'Estero per  non consegnarsi ai tedeschi e non collaborare, chi nei campi di Prigionia degli ex-Nemici, ora Alleati, accettò di collaborare in nome del contributo che l'Italia doveva dare per un domani migliore, chi subendo le privazioni, le miserie, le violenze dell’occupante, chi chinando il capo non avendo forza, coraggio ed armi per reagire, chi cercando solo di sopravvivere alle situazioni le più difficili in quell’attendismo più morale che materiale che in molte circostanze non era altro che l’espressione della profonda delusione e disillusione che la classe dirigente fino allora al potere aveva generato con le proprie scelte e i propri comportamenti.
E’ La guerra degli Italiani, del 1943- 1945, che non è una guerra civile, in quanto anche combattuta con nemici invasori, ma con caratteristiche precise
. Si è volontari, nessuna autorità chiama a combattere.
. Vi è solo rischio.
. Non  vi è dichiarazione di guerra
    . Non si conclude con un armistizio o con il trattato di pace
    . Il compenso: solo la speranza di un Italia migliore.
 A tutti i fronti della Guerra di Liberazione si accede perchè volontari. Significativo che nella Repubblica Sociale Italiana continua la chiamata alle armi, con la cartolina precetto, che fu una delle manifestazioni indirette di adesione alla Guerra di Liberazione con il rifiuto e l’andata in montagna di centinaia di giovani che irrobustirono notevolmente il fronte del nord alimentando il movimento partigiano. Nella Guerra di Liberazione si hanno diverse figure giuridiche come il ribelle, il bandito, il perseguitato, il deportato, il rastrellato, il patriota, il prigioniero, l'internato, l'ostaggio, oltre che il soldato, tutte figure che si delineano a seconda del fronte con cui si combatte.
Pur nella varietà delle esperienze, pur nella diversificazione dei “fronti”, la Guerra di Liberazione rimane una guerra Unitaria. Nonostante ogni sforzo nazifascista di dividere e mettere le sue componenti l’un contro l’altra, la Guerra di Liberazione fu una guerra unitaria ed il “fronte” rimase unitario, nella volontà ferma di sconfiggere la coalizione hitleriana.
Chi si impegnò, come diceva Luciano Bolis, portò il proprio "granello di sabbia". Ognuno nella diversità di grado ma non di natura, diede il suo contributo, il suo “granello di sabbia”, su fronti diversi, affinché si realizzasse una Italia diversa da quella della prima metà del novecento.
Una guerra, quella di Liberazione, che non può non conoscere il suo nemico, la coalizione hitleriana.  Un approccio che non può dimenticare coloro che, in Italia,  rimasero fedeli alla vecchia Alleanza, che si ritrovarono a combattere o nelle fila delle Forze Armate e delle Organizzazioni tedesche oppure a militare nella Repubblica Sociale Italiana. Non un revisionismo, non un mascherato ritorno al fascismo o al neo fascismo, non una adesione a forme più o meno velate di negazionismi, ma una volontà di conoscere il perché tanti uomini, interi popoli, commissero efferatezze e violenze contro altri uomini ed altri popoli, che mai nella recente storia umana in un Europa che si considerava civile, cristiana, e culturalmente avanzata, si erano palesati e che rappresenta una delle macchie nere del secolo appena passato. Un fascismo gia di movimento, già di regime, e quindi repubblicano e sociale, che in oltre venticinque anni di potere incise sulla storia d’Italia, senza mai essere chiamato a rispondere delle sue scelte e dei suoi comportamenti, generando un passato che non passa, con la reale prospettiva di ripetere gli stessi errori e generare tragedie che furono la maledizione dei nostri padri. 
Dopo quanto detto, possiamo collocare gli episodi che sopra abbiamo riportato ad un preciso fronte della Guerra di Liberazione
. Il ten. col.  Zignani e il col. Raucci: fucilati il 17 novembre 1943 ad Elbassan in Albania dai tedeschi, in uniforme con le stellette al bavero, perché a capo di unità combattenti del C.I.T.a.M. ((III Fronte)
. 197 Sottotenenti giurano fedeltà al Re ed alla Patria nel campo di concentramento tedesco di Darlan in Polonia il 23 novembre 1943 (IV Fronte)
. Le I.S.U. lavorano, nel gen. 1944,  24 ore al giorno con turni di 8 ore al porto di Boston per alimentare il Corpo di Armata Americano che sbarcherà in Normandia
 (V Fronte)
. Il gen. Raffaele Cadorna è al comando del Corpo Volontari della Libertà nel Nord Italia riconosciuto da tutte le forze “ribelli” operanti (II Fronte)
. Il I Raggruppamento Motorizzato attacca sulla stretta di Mignano Montelungo l’8 e il 16 dicembre 1916 inquadrato nella 36 Divisione Texas USA(I Fronte)
.Mussolini, capo della Repubblica Sociale Italiana, proclama nel 1944 la socializzazione (Coalizione Hitleriana)
. Il cap. dei Carabinieri Reali Pezzella a capo della compagnia di Reali Carabinieri  svolge compiti di polizia militare sulla testa di ponte di Anzio dal 22 gennaio al 25 maggio 1944, in sostituzione delle Polizie militari britanniche e statunitensi; con lui artiglieri e genieri italiani “ccoperatori” sono sulla medesima testa di ponte (I Fronte)
. La Divisione “Garibaldi”, ex divisione 2Venezia” e altre unità italiane composta da unità alpine combatte in Montenegro (Zavattaro-Ardizi) (III Fronte)
. La Balkan Air Force composta totalmente da personale militare italiano con basi  nelle Puglie rifornisce le unità jugoslave per conto degli Alleati (I Fronte)
. Il fronte militare clandestino di Roma (gen. Bentivegna)con la sua attività informativa salva dalla distruzione  la testa di ponte alleata di Anzio (II Fronte)
.  4000 Italiani in uniforme tedesca (Whermach) difendono Praga nell’aprile 1945 (Coalizione Hitleriana)
.Le Divisioni Friuli e Cremona liberano la Corsica dall’8 al 21 settembre 1943  e consegnano l’Isola alle forze Francesi sopraggiunte
Hanno oltre 700 morti e 100 feriti (I Fronte)
. La Divisone Perugia rimane in armi (oltre 10.000 uomini) nell’area di Santi Quaranta fino al 3 ottobre 1943, 8 giorni dopo la resa della Divisone acqui, In attesa dell’arrivo dei soccorsi promessi dall’Italia. (III Fronte)

La Guerra di Liberazione 1943 – 1945 che comprende lo scontro ideologico tra fascismo e comunismo, le due fallite e fallimentari ideologie del novecento che provocarono milioni di morti, che comprende il tradizionale predominio violento ed occupatore tedesco in Italia, prima con l’Austria Ungheria e, scomparsa questa, con La Germania, a cui ci si oppose con il primo Risorgimento (1849 – 1918) e poi, secondo Risorgimento, con l’opposizione armata e non (1943-1945), che comprende la grande volontà di attuare i principi della Costituzione della Repubblica Romana del 1849, che rappresenta la matrice per avere una Nazione italiana monda da concetti ormai superati in grado di dare una prospettiva nuova, una idealità, una prosperità e una prospettiva per le future generazioni accettabili e quindi creare un Stato libero, partecipativo in cui tutti possono riconoscersi.
Se la Guerra di Liberazione del 1943 - 1945 è tutto questo può rappresentare un filone di ricerca, almeno per gli aspetti limitati al caso italiano, che permette di riportare alla luce tanti episodi ormai avvolti nel buio, ed avviare un dibattito che possa contribuire a superare il momento difficile che si sta attraversando.


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