Venerdì 7 maggio riapre il “Museo della Ceramica d’uso a
Corneto - MuCC” di Palazzo dei Priori a Tarquinia, sede della Società
Tarquiniense d’ Arte e Storia.
Allestito in due sale che si
affacciano su via delle Torri, una delle strade più caratteristiche nel cuore
del centro storico della cittadina tirrenica, il museo raccoglie due
collezioni: la collezione Cultrera, in omaggio al fondatore e primo presidente
del sodalizio tarquiniese, costituta da ceramiche e pochi vetri provenienti da
recuperi di scavi clandestini, e i materiali dei pozzi di “butto” dello stesso
palazzo. Quando nel 2008 si decise di ampliare l’esposizione e richiedere al
Ministero, per riportarli nel loro contesto originario, i reperti rinvenuti dai
butti indagati da un gruppo di soci della STAS negli anni ‘90 del secolo
scorso, vennero richiesti non solo ceramiche ma anche oggetti d’uso quotidiano
(vetri, monete, monili, resti di pasto ecc.) che potessero dare al visitatore
un’immagine immediata del tenore di vita di chi un tempo abitava quel palazzo.
Oggi, come preannunciato nelle
scorse settimane, l’esposizione si arricchisce dell’opera vincitrice della
prima edizione del “Premio Città di Tarquinia Luciano Marziano e Vasco
Palombini”, ZERO dell’artista Silvia Celeste Calcagno. Stimata 20.000,00 euro,
essa costituisce il primo nucleo di una collezione d’arte contemporanea che si
andrà ad arricchire nel corso degli anni con il progredire dei premi d’arte,
nell’ambito dei quali questa estate si terrà la personale del Maestro Marco
Ferri all’Auditorium San Pancrazio, mentre insieme alla famiglia
Muratti/Marziano si sta già progettando la seconda edizione del “Premio Luciano
Marziano” alla critica d’arte.
L’invito aperto a Tutti a visitare il
museo (ingresso libero), manifesta la volontà della STAS di richiamare il
pubblico per avvicinarlo, attraverso un dialogo tra produzioni del passato e
moderne, all’arte ceramica che a Tarquinia ha radici antiche. Non a caso il
logo del museo venne creato, in occasione dell’inaugurazione nel 1993, da
Antonio Roberto Sebastian Matta Echaurren che con l’Etruscu-ludens, laboratorio
polivalente ma prevalentemente ceramico da lui ideato, intendeva rielaborare in
chiave moderna la produzione ceramica locale, partendo dalla convinzione che
l'artigianato è all'origine dell'arte.
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