Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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domenica 10 luglio 2022

Il fronte Italiano. 1943

 3.Il dibattito strategico-operativo: che fare in Italia?

 

Il Comando Alleato del Mediterraneo, in vista delle operazioni future, aveva presentato tre piani:

il primo, che prevedeva l’attacco ai porti della Biscaglia, per vincere definitivamente la battaglia dell’Atlantico;

il secondo, cioè “Anvil”, lo sbarco nel sud della Francia;

il terzo, varie offensive limitate nell’ambito delle operazioni in Italia.

Queste proposte trovavano gli Statunitensi orientativamente favorevoli: infatti finalmente anche in Italia si era giunti ad un equilibrio di intenti. Ma si sbagliavano.

Il Maresciallo Alexander, in piena sintonia con il suo primo Ministro, Winston Churchill, aveva elaborato tutta una serie di piani che escludevano in pratica qualsiasi azione fuori d’Italia. I suoi piani avevano come obiettivo quello di “annientare” tutte le forze tedesche in Italia e di costringere il nemico ad attingere alle sue scarse riserve. Alexander era convinto che le armate di Kesserling erano ormai al limite della capacità operativa dopo gli scacchi subiti che non sarebbero stati capaci di opporre resistenza sulla linea Gotica.

 Secondo i suoi calcoli, sarebbero state necessarie altre 8-10 divisioni integre, che i Tedeschi non avevano e non erano in grado di spostarle dal fronte orientale. Lui aveva alle dipendenze truppe esperte ed entusiastiche che, se non le sarebbero state sottratte, gli avrebbero permesso di raggiungere Firenze a metà luglio, investire la linea Gotica, e, grazie anche alle esperte truppe da montagna del Corpo di Spedizione Francese, irrompere nella Pianura Padana e dilagare verso Nord. In sostanza con questi piani Alexander non voleva cedere alcun soldato; avrebbe decisamente puntato su Vienna e Berlino, come era negli intendimenti del Gabinetto di Guerra di Londra. Secondo il Maresciallo questa soluzione era il modo migliore per aiutare le truppe sbarcate in Normandia ed operanti in Francia. In modo sussidiario, vi erano anche altri vantaggi, primo fra tutti quello di non correre l’alea di uno sbarco sulle coste meridionali francesi, come pure quello di sperperare, dividendo le forze, l’intesa raggiunta nel campo della cooperazione aereoterrestre nell’ambito del Gruppo di Armate, qualora interi gruppi aerei fossero sottratti al fronte italiano., ecc.

Le prospettive in Italia in quel torno di tempo, inizio dell’estate 1944, erano ben chiare: o accettare questo piano e vedere quanto prima la guerra arrivare alle Alpi ed oltre, oppure se si volevano adottare altri piani, che prevedevano la sottrazione di forze al fronte italiano, fermarsi sulla linea Pisa-Rimini ed attendere gli avvenimenti.

Mentre le discussioni erano in corso, già i preparativi per lo sbarco in Provenza, la detta operazione “Anvil” erano in essere. Il VI Corpo d’Armata statunitense avrebbe dovuto essere ritirato entro l’11 giugno 1944 dal fronte, mentre le divisioni 3a, 36a “Texas”, 45a statunitensi, dovevano anche loro essere ritirate entro la fine di giugno, mentre le due divisioni francesi, dovevano essere ritirate rispettivamente entro il 24 giugno e il 1 luglio. Questa sottrazione di forze non avrebbe impedito ad Alexander di investire la linea Gotica, ma sicuramente non gli avrebbe permesso di raggiungere le Alpi, ne tantomeno Vienna, per non parlare di Berlino.

Scrive al riguardo W.G.F. Jackson, nel suo bel lavoro sulla Campagna d’Italia:[4]

 

Le posizioni assunte dalle due parti rimasero distanti come sempre. Gli Americani non erano preparati all’idea di rinunciare ad  un attacco anfibio, ed i Britannici non erano preparati all’idea di legarsi in quel momento ad un qualsiasi piano prestabilito. La discussione ridusse a tre le possibili alternative: un assalto ai porti del Golfo di Biscaglia, un assalto nella Francia meridionale, un assalto all’estremità settentrionale dell’Adriatico per aiutare l’avanzata di Alexander oltre il Po. Poiché ciascuna di esse implicava un importante sbarco anfibio, fu convenuto di rimandare la scelta finché non si fossero avute chiare indicazioni sugli sviluppi di “Overlord”e dell’offensiva russa estiva. Nel frattempo il ritiro delle divisioni di Wilson per l’operazione “Anvil” sarebbe stato sanzionato, ma Wilson avrebbe dovuto accertarsi che Alexander restasse con forze sufficienti a consentirgli di serrare rapidamente sulla linea Pisa-Rimini. Alexander e Harding (suo Capo di Stato Maggiore) non erano disposti a rinunciare al loro piano senza lottare, riponendo in esso grande fiducia. L’inseguimento di Kesserling stava procedendo bene, e nuovi calcoli dimostravano che sarebbe stato possibile essere al di là del Po per la metà di luglio ed attaccare il valico di Lubiana per la metà di agosto.”[5]    

 

Le osservazioni di Alexander trovavano sostenitori nei comandanti delle forze aeree e delle forze navali, sia statunitensi che britannici, che non vedevano di buon occhio e non volevano che i loro reparti fossero divisi tra l’Italia e la Francia; lo stesso Wilson si convinse della bontà delle proposte; il suo vice, gen. Devers, invece era di parere contrario e sosteneva che lo sbarco in Provenza era la cosa più utile per Eisenhower. Lo stesso Marschall, in visita in Italia, dopo aver ispezionato il nord della Francia, non era entusiasta delle proposte di Alexander: Eisenhower aveva bisogno di porti, molti porti, in Europa per riceve le 40-50 divisioni che erano pronte negli Stati Uniti. Marschall, dunque, era scettico: secondo lui i Tedeschi si sarebbero ritirati su una linea intermedia tra il Po e Lubiana e l’avrebbero difesa. L’OKW non avrebbe concesso mai 8-10 divisioni  al fronte italiano e vi erano molte probabilità che l’offensiva di Alexander cadesse nel vuoto.

Nel dibattito intervenne con tutto il suo prestigio Eisenhower che chiese espressamente uno sbarco in Provenza, a sostegno della sua azione in Francia. Questo intervento elevò il dibattito dal livello strategico operativo a quello strategico e politico. Churchill appoggiò, naturalmente, le posizioni di Alexander, e quindi fu la volta di Roosewelt, che fece conoscere il suo pensiero il 29 giugno 1944. In uno scritto abbastanza dettagliato confutò tutte le argomentazioni britanniche e, nella conclusione, ribadiva, che “non era disposto a permettere che considerazioni politiche diluissero l’intento militare di colpire il cuore della Germania per la via diretta”

La ferma posizione del Presidente degli Stati Uniti amareggiò non poco i Britannici; gli Statunitensi non persero tempo e già davano pratica attuazione a queste decisioni strategiche ritirando dal fronte italiano anche unità di prima linea.


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