Galata Morente (Replica marmorea da originale bronzeo) (Musei
Capitolini Roma)
La statua è testimonianza di come
i Romani replicando gli originali rendono omaggio a chi sa morire per la
patria: il Galata infatti ha perso una battaglia ma non la dignità.
Vediamone la storia:
Nel III sec. A. C. Attalo I di Pergamo (v. nota 1) si proclama
re dopo la grande vittoria
riportata nel 229-228 sulla tribù
celtica dei barbari Galati, invasori dell’ Asia Minore. In tale occasione alla
sua corte si costituisce una scuola di scultura il cui principale scopo è quello
di glorificare le imprese degli Attalidi.
Plinio il Vecchio cita i nomi
degli artisti di maggior grido (Naturalis Historia XXIV, 84) ai quali vanno aggiunti
quelli incisi sulle basi di supporto alle statue, venute alla luce durante gli
scavi del tempio di Atena Nikephòros, protettrice della città e dispensatrice
di vittoria): Epigono, Antigono,Piromaco,Stratonico ecc.ecc.
Riconducibile al grande monumento
commemorativo della suddetta vittoria, il tempio di Zeus, è la copia romana in
marmo asiatico, del Galata morente. Essa è proveniente dalla villa Ludovisi a
Roma, edificata sugli Horti antichi di Cesare in parte coincidenti con l’area
degli Horti di Sallustio. Alcuni studiosi ritengono che l’ opera scultorea sia
stata commissionata da Giulio Cesare stesso per celebrare la sua vittoria sui
Galli, spostandone di alcuni secoli, con
tale ipotesi, la data di esecuzione (
dal III sec al I sec a. c.)
Descrizione: Il Gallo è
rappresentato caduto al suolo per una grave ferita al fianco destro, riportata
durante il combattimento contro le truppe di Attalo I.
Completamente nudo egli possiede
tutti quei caratteri etnici di cui ci informa Diodoro Siculo (Bibliotheca
Histhorica V,28): la figura alta , muscolosa; i capelli corti ed ispidi sono
divisi in dritte ciocche rese rigide dall’ uso del sapone; i baffi lunghi non
sono accompagnati dalla barba. Intorno al collo si nota un “torquis”, collana a
tortiglione tipica della nobiltà celtica.
Questo guerriero, incitando i suoi
commilitoni, suonava la tromba che ora giace spezzata; adesso, mortalmente
colpito, è caduto a terra sul suo scudo ovale: la fronte corrugata, la bocca
leggermente socchiusa e lo sguardo fisso al suolo denotano il tentativo di
trattenere la sofferenza, di controllare il dolore. Mentre i tratti del volto sembrano
irrigidirsi nella morte imminente, egli tuttavia ancora si sforza di star ritto
puntellandosi con il braccio, ben deciso ad affrontare la morte con grande
dignità, rivelando la sua natura indomita resa qui con sorprendente
verismo.
Note: 1) Attalo I Sotere (sec.
III-II a.c.) re dal 241 al 197 a Pergamo, riportò una grande vittoria sui
Galati nel 229-228; ma fu poi ripetutamente sconfitto dai Seleucidi perdendo
vasti territori. Diede inizio alla
politica filoromana della dinastia e fondò la biblioteca di Pergamo.
2) Pergamo: città dell’Asia
Minore non lontana dal Mar Egeo, 100 Km. Circa a nord di Smirne
3) Galati: così i Greci
chiamavano i celti in generale (detti Galli dai Romani) e più specificamente le
tribù stanziate nella Galazia ( regione dell’ altopiano anatolico comprendente
la steppa centrale e la catena del Tauro)
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