PONTE
DEI FIORENTINI “DE FERO” O “DEL SOLDINO”
Ponte Dei Fiorentini detto anche “del Soldino”
di Riccardo Arena
Vista del Ponte del Soldino dal
lato di Palazzo Salviati in prossimità del quale sgorgava l’acqua Lancisiana.
Altra immagine del Ponte del Soldino,
visto dalla chiesa di S. Giovanni de’ Fiorentini, nei primi decenni del ‘900.
Il ponte dei
Fiorentini o "ponte de fero", come lo chiamavano i romani per
la sua struttura metallica, era situato all'altezza della chiesa di S. Giovanni
dei Fiorentini, come si può notare anche nella foto, dove la cupola fa da sfondo
al ponte. Venne costruito nel 1863 da una società anonima francese ed aveva
fiancate a traliccio e lastricato e marciapiedi a tavole di legno, il tutto
sospeso con grossi cavi e tiranti. Inizialmente venne adibito al transito di
veicoli (allora, ovviamente, a trazione animale) ma in seguito venne riservato
ai soli pedoni. In compenso delle spese sostenute per la costruzione, il
governo pontificio concesse alla società il diritto di pedaggio a tariffa unica
stabilita in cinque centesimi, un soldo cioè, per un periodo di 99 anni: per
questo motivo fu chiamato il "ponte del soldo" o, più dolcemente, il
"ponte del soldino". Erano esclusi dal pagamento i militari, i
gendarmi in servizio e i frati mendicanti scalzi. La domenica di Pasqua il
transito era, invece, gratuito per tutti. Il ponte venne demolito il 15 luglio
1941 e sostituito l'anno successivo (anche se
(1) Gli Horti
di Agrippina, la grande villa costruita dalla madre dell’imperatore Caligola,
si sviluppavano sul lato meridionale della via Cornelia, strada che univa il
ponte Neroniano con i monti Vaticani. Non si conoscono i confini esatti del
vasto possedimento imperiale, ma dai resti degli edifici rinvenuti nella zona e
dalle notizie fornite dalle fonti antiche, sappiamo che i giardini confinavano
a nord con gli Horti
Domitiae, che dalla zona dei Borghi si estendevano verso il fiume;
verso est giungevano fino alla riva del Tevere; a ovest terminavano in
corrispondenza della necropoli Vaticana, mentre, verso sud, dovevano
comprendere parte delle pendici settentrionali del Gianicolo. Tra gli edifici
che componevano il vasto complesso le fonti ricordano una terrazza e una porticus verso la
riva del fiume; un edificio residenziale situato tra il Gianicolo e il
Vaticano, indicato dai testi medievali come palatium
Neronis; e il grande circo Vaticano (circus Cai et Neronis) che si
estendeva nella zona dove sorge ora la basilica di S. Pietro. A quest’ultimo
complesso, che vide il sacrificio dei primi martiri cristiani dopo l’incendio
del 64 d.C., apparteneva l’obelisco che sorge attualmente al centro della
piazza. Numerosi sono i resti di edifici visti in ogni tempo in tutta l’area
occupata in antico dalla villa. Tra i più importanti possiamo ricordare le
strutture presenti sotto l’ospedale di S. Spirito, e la grande domus rinvenuta
recentemente presso il traforo Gianicolense, all’estremità meridionale degli Horti. Il complesso
visibile sotto l’ospedale è costituito da strutture in opera laterizia e
reticolata databili tra il I e il II secolo d.C., tra le quali si trova una
grande esedra aperta verso il fiume. In passato in questa zona è stata
rinvenuta una vasca di marmo con scene marine scolpite, attribuibile al I
secolo d.C. I recenti scavi presso l’imbocco orientale del traforo, hanno
riportato alla luce una domus
di età imperiale (forse una di pertinenza degli Horti), i cui ambienti sono decorati
con affreschi contenenti motivi architettonici, floreali e animali (uccelli).
Alcune stanze della casa erano state utilizzate come deposito di numerosi
elementi marmorei, in occasione di un restauro o di un cambiamento d’uso
dell’edificio. Si tratta di lesene, capitelli e basi, in marmi di vario
tipo, che facevano probabilmente parte della decorazione di un ninfeo. Dal tipo
delle decorazioni ad affresco, dalla tecnica edilizia impiegata, nonché da
alcuni «bolli» di mattone rinvenuti durante lo scavo, è possibile attribuire il
complesso al II secolo d.C., cioè a un periodo nel quale la grande villa doveva
aver raggiunto la sua massima estensione.
Nessun commento:
Posta un commento