Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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martedì 18 novembre 2014

CASINI, Giovanni Maria
ricerca a cura di Adele Pizzullo
Giovanni Maria risulta immatricolato nell'Accademia delle arti del disegno di Firenze nel settembre 1576; ne fu provveditore negli anni 1580, 1581, 1582, e console nel 1582, 1588, 1594 e 1604. Secondo il Fineschi aveva studiato a Roffia, a spese della famiglia de' Comi. Eseguì molti quadri, perduti, per committenti privati, tra cui, secondo il Colnaghi, il ritratto di un tale Giovanni, fornaio di via S. Gallo a Firenze. Nel 1594 dipinse una Deposizione (perduta) per l'altar maggiore della chiesa di S. Salvatore a Pistoia. Il Fioravanti riferisce che la composizione derivava da un'opera di Andrea del Sarto (ma non si sa da quale delle quattro Pietà conosciute, tre delle quali sono conservate rispettivamente nella Galleria Palatina di Firenze, nella Galleria Borghese di Roma e nel Kunsthistorisches Muscum di Vienna, mentre la quarta ci è nota attraverso una incisione di Agostino Veneziano). Il quadro di Pistoia fu pagato complessivamente, comprese tela e doratura, 62 scudi.
È di Giovanni Maria l'Ambasceria di S. Antonino a papa Pio II, lunetta affrescata nel chiostro grande del convento di S. Maria Novella a Firenze; ed è l'unica sua opera pittorica sicura che sia giunta fino a noi.
Giovanni Maria fu pure commediografo e poeta. Di lui è rimasta una commedia, La Padovana, in un prologo, cinque atti e sei intermezzi; la Biblioteca Vaticana ne conserva il manoscritto (Barb. lat. 3752), codice cartaceo di go facce, con lettera dedicatoria, datata 21 genn. 1583, a Federico Zuccari, chiamato "patron mio oss.mo". Essa fu recitata in casa di Sigismondo de' Rossi conte di Sansecondo il 6 febbraio dello stesso anno. È un testo piacevole nell'intreccio, che si rifà ai temi consueti dei travestimenti e relativi riconoscimenti finali, ripresi dal teatro antico, inserendovi però gustosi "caratteri" che si esprimono in un vernacolo colorito; il frequente riferimento a località del contado toscano contribuisce a conferire vivezza all'insieme, il quale, poi, si rivela chiaramente opera di un pittore, non fosse altro per il prologo, che è tutta un'esaltazione della pittura: l'arte per eccellenza, che include in sé tutte le altre.
Morì il 25 novembre 1617, l'anno in cui la Padovana veniva data alle stampe a Firenze, presso Cosimo Giunti con presentazione dei figli Valore e Domenico.
Nel testo "Palazzo Salviati alla Lungara" sono menzionati tre quadri del pittore: due Puttini in piedi collocati nella prima anticamera verso strada e un Ritratto di Monsignor Lorenzo Salviati che si trovava nella stanza del Camino.

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