Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

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martedì 18 novembre 2014

NALDINI,  Giovambattista (Giovanbattista, Giovanni Battista), detto Battista degli Innocenti. 
ricerca a cura di Adele Pizzullo
Figlio di Matteo, calzolaio, nacque a Firenze il 3 maggio 1535. Affidato in tenerissima età all’ospedale degli Innocenti,da cui il soprannome, Naldini, con l'aiuto di don Vincenzio Borghini che, negli anni a venire, si sarebbe rivelato uno dei suoi protettori più munifici, entrò nella bottega di Jacopo Carucci detto il Pontormo a dodici anni (e dunque intorno al 1547). Qui, rincontrato il padre naturale, nel frattempo preso a servizio dal Pontormo (Baldinucci, 1681-1728, p. 511), rimase sino alla morte del maestro (1557).
Soggiornò a Roma dopo il 1560 e nel 1562 entrò nell'atelier di Giorgio Vasari, contribuendo alla decorazione di Palazzo Vecchio a Firenze, in particolare allo Studiolo di Francesco I, per il quale dipinse due tele. Secondo una prassi ricorrente nel percorso formativo degli artisti fiorentini, nell’Urbe si cimentò con assiduità nella pratica della copia, affiancando alle esercitazioni sulla statuaria antica lo studio dei grandi cicli figurativi cinquecenteschi, da quelli ultimati da Raffaello e dai suoi allievi, Polidoro da Caravaggio in testa.durante il suo soggiorno romano il pittore eseguì gli apparati allestiti in occasione del matrimonio romano tra Alberico I Cybo, principe di Massa, e Isabella di Capua che possono essere oggi parzialmente ricostruit
i
grazie a un taccuino di schizzi (Thiem, 2002) smembrato tra diverse località tra cui Cambridge (Fogg Art Museum), Firenze (Biblioteca nazionale centrale, ms. N.A. 1159; Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi), Oxford (Christ Church Picture Gallery), Londra (British Museum; Victoria and Albert Museum) e Parigi (Louvre, Département des arts graphiques).
Tornato a Firenze partecipò a quel rinnovamento della decorazione delle grandi basiliche dopo la Controriforma, decorando alcuni altari in Santa Croce e in Santa Maria Novella. Nella Cappella Salviati di San Marco creò la pala con la Vocazione di san Matteo.
Tra il 1577 e il 1580 durante un viaggio a Roma, l’artista eseguì incarichi per l’oratorio di S. Giovanni Decollato (Martirio di s. Giovanni Evangelista, S. Giacomo e S. Matteo), per la chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini (Predica del Battista) e per la cappella Altoviti in Trinità dei Monti dove, con l’ausilio dell’allievo Giovanni Balducci, realizzò un ciclo con le Storie del Battista.
Ritornato a Firenze entro il 1580 l’artista poté fronteggiare in rapida successione una serie incalzante di commissioni  sacre, sia a Firenze – Deposizione in S. Croce (1583), Presentazione al tempio in S. Niccolò Oltrarno (1585), Vocazione di Matteo in S. Marco (1588) – sia in centri minori della Toscana medicea – Madonna e santi a Colle Barucci (1583), Resurrezione di Lazzaro a Montughi (1583), due dipinti in S. Martino a Maiano (1585) e, a Volterra, l’Immacolata Concezione nella chiesa di S. Francesco (1585) e la Presentazione di Maria al tempio nel duomo (firmata e datata 1590).
Debilitato dalla gotta
negli anni estremi della sua vita dovette limitar
e sensibilmente l’intervento nelle opere che gli venivano richieste, nel 1589 si vide costretto ad affidare agli aiuti (tra cui Balducci e Curradi) l’esecuzione di alcune storie nell’ambito degli apparati effimeri allestiti per le nozze di Ferdinando I.
Morì il 18 febbraio 1591 a Firenze, dove venne sepolto nella chiesa di S. Michele Visdomini.
Nel testo "Palazzo Salviati alla Lungara" risulta una sovrapporta con figura di S. Matteo della seconda anticamera accanto alla Cappella e due Virtù nella camera del cantone verso strada accanto al Gabinetto.

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