Giunti al termine di via della Lungara si entra in piazza Della Rovere.
Tralasciando il primo palazzo a sinistra, palazzo Salviati, in quanto sarà
oggetto di più ampia illustrazione in seguito, dalla parte opposta della piazza
si trova l’ospedale Santo Spirito in Sassia con l’omonima porta che
descriveremo in altro capitolo. A sinistra della piazza si inerpica verso
l’omonimo colle la via del Gianicolo. Sul lato sinistro di questa via,
seminascosto, c’è l’imbocco della salita di Sant’Onofrio, aperta nel 1446 dal
girolamino Jacobelli, al termine della quale si ha di fronte la scalinata della
chiesa omonima, preceduta da un sagrato erboso e che è delimitata su due lati
da un portico rinascimentale con archi a tutto sesto su colonne antiche. Sul
sito dove in seguito sarebbe sorta la chiesa di S. Onofrio, il Beato Nicolò da
Forca Palena, nel 1419 fonda un oratorio, acquistando i terreni grazie alle
elemosine dei fedeli. Nel 1439 inizia la costruzione della chiesa a partire dall’oratorio
esistente e corrispondente alla attuale Cappella di S. Onofrio, che rappresenta
quindi la parte più antica della chiesa. Nel 1517 l’edificio viene completato
ma la realizzazione delle decorazioni interne si protrae per tutto il XVI
secolo. La realizzazione del complesso monastico mostra caratteristiche
architettoniche, stili e soggetti pittorici appartenenti sia al periodo
tardo-medievale che a quello rinascimentale. La chiesa è a navata unica a
pianta rettangolare absidata, con tre cappelle laterali sul lato est (entrando
a sinistra) e due cappelle sul lato ovest (entrando a destra); sul lato corto a
nord, sopra l’ingresso, si affaccia la loggia del coro collegata alla galleria
porticata sovrastante il chiostro del convento. Nel 1527, durante il Sacco di
Roma, un contingente di lanzichenecchi si stabilisce nei locali della chiesa.
Nel 1849, durante la battaglia in difesa della Repubblica Romana, le campane
della chiesa vengono prelevate per essere fuse ed utilizzate come proiettili da
cannone. Fortunatamente Giuseppe Garibaldi risparmia la più piccola delle
campane, la cosiddetta “campana del Tasso”. Nei diversi settori della chiesa si
conservano importanti affreschi, in particolare: quelli del portico sono del
Domenichino; quelli dell’abside di Baldassarre Peruzzi mentre quelli del
bellissimo chiostro sono del Cavalier d’Arpino. Da un atrio a destra del
portico si accede al chiostro che è a pianta rettangolare con arcate a tutto
sesto su colonne più antiche sovrastate da una galleria porticata. Nelle
lunette delle pareti sono visibili labili tracce di dipinti della metà del sec.
XV che raffigurano scene della vita e della leggenda di S. Onofrio. Gli
affreschi furono eseguiti per il giubileo del 1600 da Giuseppe Cesari,
Sebastiano Strada e Claudio Ridolfi. Nell’annesso convento Torquato Tasso
trascorre l’ultimo periodo della sua vita e la cella dove il poeta muore è
stata trasformata in un piccolo museo. Nel museo Tassiano si conservano
manoscritti del poeta, antiche edizioni dei suoi libri, la maschera mortuaria e
la lapide tombale proveniente dalla chiesa dove il poeta è sepolto nella prima
cappella a sinistra. Giacomo Leopardi, dopo aver visitato questo luogo
incantevole e suggestivo, in una lettera indirizzata al fratello Carlo scrive:
“ fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l’unico
piacere che ho provato a Roma”. Nel 1945, papa Pio XII concede all’Ordine
Equestre del Santo Sepolcro la chiesa e il convento di S. Onofrio al Gianicolo,
forse proprio in onore della Gerusalemme liberata di tassiana memoria. Poco più
in alto del convento è conservata la cosiddetta “quercia del Tasso”, sotto la
quale sembra che il poeta andasse a contemplare e meditare. Il complesso è
attualmente diviso fra i Frati dell’Atonement (a cui è affidata la cura
spirituale della chiesa), i Cavalieri del Santo Sepolcro e l’Ospedale Bambin
Gesù.
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lunedì 22 settembre 2014
Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo
Ricerca a cura di Luigi Marsibilio
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