Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

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giovedì 29 maggio 2014

Roma Moderna: Francesco Furini

Ricerca a cura di Adele Pizzullo, Seniores Staff
 
FURINI, Francesco (1603-1646)
Nacque a Firenze il 10 aprile 1603 da Filippo di Nicola e da Francesca di Lazzaro Rossi.
Il cammino artistico di Francesco Furini comincia quando, appena sedicenne, dalla natia Toscana si trasferisce a Roma, dove subisce come molti altri pittori del suo tempo, il fascino della pittura del Caravaggio.Durante i tre anni (1619-22) di soggiorno a Roma in compagnia di Giovanni da San Giovanni, produce opere importanti che dalla luce del caravaggismo lo portano a ripiegare verso l’antichità classica, con citazioni dalla statuaria antica, l’idealizzazione del Rinascimento ed al messaggio di languida dolcezza di Guido Reni delineando uno stile personalissimo e del tutto inedito.
Dopo una sosta a Venezia nel 1629, il pittore torna a Firenze, dove riesce ad avere importanti committenti, tra i quali lo stesso Galileo Galilei, che lo tenne a stipendio ed in onore del quale, Francesco Furini nella pala d’altare dedicata all’Assunzione della Vergine, disegna una luna pallida e piena di orridi crateri, in omaggio alle scoperte astronomiche del celebre scienziato.Furini realizza (forse nel 1632) il suo capolavoro: "Ila e le Ninfe " ora alla Galleria Palatina, un notturno sulle acque di un lago con meravigliose schiene arcuate e "Morte di Rachele" dello stesso tenore espressivo.Nel 1633, improvvisamente, il pittore si ritira dalla corte per farsi prete andando a isolarsi in una pieve sperduta del Mugello.I soggetti sacri aumentano fino a costituire la grande parte della sua produzione; la sua produzione si indirizza alle pale d'altare ed alla creazione di quadri di soggetto religioso, ma di formato ridotto, da stanza.Dipinti di questo periodo sono Il "Sansone e Dalila", il "San Sebastiano" con il corpo risanato su un panno scarlatto (1642), l'elettrizzata "Cacciata di Adamo ed Eva", "Santa Lucia" della Galleria Spada, dove il solito motivo iconografico degli occhi, viene trasformato in una figura di spalle, smangiata dall'ombra, che sembra offrirci le pupille di cui è priva ed il bellissimo l'abbandono al pianto della "Maddalena" di Vienna.A partire dal 1636 Furini è impegnato nella decorazione del salone di Palazzo Pitti cominciato da Giovanni da San Giovanni.Nel 1645, Francesco Furini, chiamato a lavorare a Roma, abbandona l'isolamento della pieve di Sant'Ansano, nel Mugello e si trova a dover dipingere donne nude e non riuscire a trovare le modelle che posassero per lui.Nella città santa, che pullulava come nessun'altra di prostitute, Furini scrive in una delle undici lettere spedite da Roma: "Le belle non vogliono spogliarsi, le brutte non sono il caso..."
In un' altra lettera inviata il 6 gennaio 1646 al duca Jacopo Salviati, ritorna sull' argomento: "Gli confesso che non ho patito a' miei giorni, in tanti et in tanta varietà di casi occorsimi in vita mia, maggior mortificatione quanto dalla presente difficultà di trovare una donna che stia al naturale. Qui dove in tanta quantità ne sono, et use a vivere con tanta libertà che è una vergogna, per un mio honesto et honorato fine diventano tutte tante Lucrezie".
La fama del pittore è legata ai suoi raffinati quadri da cavalletto con intriganti nudi femminili che fredde luci azzurrine, teneramente modulate da delicati chiaroscuri, fanno emergere con sensuale eleganza dalle ombre degli sfondi.
Morì il 19 ag. 1646 nella casa di via delle Ruote a Firenze; fu sepolto in S. Lorenzo.

L’Allegoria celebrativa delle sorelle Maria e Francesca Salviati (Oxford, Ashmolean museum)Francesco Furini: La Gloria della Casa Salviati by Keutner, Herbert
(Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz. 1974, v. 18, Issue 3, p. 393-396, 4 p.)

Il testo di una ricevuta autografa di Francesco Furini permette una valida interpretazione del quadro dipinto nel 1628, indicato da Elena Toesca (1950) come 'Allegoria di Casa Medici'. Secondo il testo il dipinto raffigura due sorelle di Casa Salviati che presentano i loro figli, il futuro Granduca Cosimo e il futuro Papa Leone XI, alla 'Toscana' e a 'Roma'. In questa allegoria nella quale non si trova .  ritratto autentico, sia le singole persone sia il tema del quadro si possono identificare solo per mezzo di attributi e segni o per il rapporto delle persone fra di loro: la 'Toscana' e 'Roma' si distinguono la prima per lo scettro gigliato, la seconda per le chiavi di S. Pietro e la sigla S.P.Q.R., i giovani Cosimo e Alessandro che prendono in consegna scettro e chiavi sono individuati come futuro granduca e futuro papa dalla corona e dalla tiara nelle mani dei putti; le loro madri infine, Maria e Francesca, si rivelano donne di Casa Salviati dallo stemma della famiglia, a bande diagonali doppiomerlate, ricamate alla scollatura e sul polsino delle loro vesti. Poiché nel quadro non si trova alcun accenno alla famiglia dei padri dei due giovani, Giovanni delle Bande Nere e Ottaviano de' Medici, l'interpretazione consueta di 'Allegoria di Casa Medici' non può essere esatta. Più di qualsiasi altro componente della famiglia Salviati, le sorelle Maria e Francesca, come madri di figli ascesi alle più alte dignità dello Stato e della Chiesa, hanno dato un nome imperituro al casato. Pertanto 'le due sorelle' vi sono rappresentate come la personificazione della fama della famiglia, come 'La gloria della Casa Salviati'.

 

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