Atto Costitutivo e Statuto della Associazione

L'Atto Costitutivo, lo Statuto della Associazione, la Scheda di Adesione sono pubblicati sotto la data del 2 febbraio 2013 di questo Blog

Per la traduzione dall'Italiano in altre lingue e viceversa, utilizzare "Traduttore" situato alla fine della pagina del blog

martedì 21 ottobre 2014

BAZZI, Giovanni Antonio, detto il Sodoma.
Ricerca a cura di Adele Pizzullo
Nato a Vercelli nel 1477 dal calzolaio Giacomo Bazzi e Angela da Bergamo, a soli tredici anni iniziò il suo praticantato, nella sua città, presso la bottega del pittore Giovanni Martino Spanzotti. Successivamente, nel 1498, si trasferì dapprima a Milano e quindi a Siena, nel 1501. che divenne la sua residenza più o meno stabile. Nel 1505 l'abate Domenico Airoldi da Lecco, eletto nuovamente generale dei benedettini olivetani, gli commise di proseguire la decorazione del chiostro del monastero di Monteoliveto Maggiore che, per ordine dello stesso, era stata iniziata da Luca Signorelli: il Sodoma eseguì 26 Storie di San Benedetto, cui furono aggiunti una scena allegorica del Santo che dà la Regola ai monaci olivetani e due riquadri col Cristo portacroce e Cristo alla colonna nel passaggio tra il chiostro e l'andito detto "il De Profundis".
Fu operativo anche a Roma, la sua presenza nella città capitolina è documentata nel 1508, quando Papa Giulio II gli commissionò le decorazioni del soffitto della Stanza della Segnatura in Vaticano. Raffaello, che condusse le figurazioni negli scomparti maggiori, rispettò, almeno in parte, il lavoro del Sodoma (gli si attribuiscono i fregi delle spartizioni e otto storiette, di cui quattro a monocromo, intorno all'ottagono centrale). Nell'affresco La scuola di Atene, (1509-1511), il Sodoma stesso è raffigurato vicino a Raffaello.
Ma l'impresa più importante di questi anni , la critica è ormai concorde nel collocarla tra il 1512 e il 1514, è la decorazione a fresco della camera nuziale di Agostino Chigi alla Famesina di Roma, sulle pareti della quale il Sodoma raffigurò le Nozze di Alessandro e Rossane, la Famiglia di Dario davanti ad Alessandro, la Fucina di Vulcano e altre storie minori ora rovinate e malamente restaurate.
Sodoma sì sposò in gioventù, ma presto si separò da sua moglie. Una sua figlia sposò Bartolomeo Neroni, detto anche Riccio Sanese o Maestro Riccio, uno dei suoi principali allievi. Eppure fu considerato dai contemporanei omosessuale, tanto che dal 1512 era conosciuto appunto come "Il Sodoma". Giorgio Vasari, in particolare, ha sottolineato questo suo aspetto. Forse era un soprannome venuto fuori da uno scherzo, ma Bazzi sembra aver portato questo nome con orgoglio.
La figura artistica del Sodoma costituisce una sorta di ponte tra tardo rinascimento e manierismo; a Siena in particolare la sua importanza fu notevole nell'imprimere le linee generali al successivo manierismo senese.
Probabilmente la più antica opera che di lui è rimasta è un grande stendardo su seta, raffigurante la Crocifissione, recentemente (1950) riesumato in un deposito del seminario di Montalcino (ora nel locale Museo d'arte sacra) e forse eseguito per la Compagnia di S. Pietro di quella cittadina e precede di poco un altro stendardo su tela, pure raffigurante la Crocifissione, nella Pinacoteca di Siena (n. 610; fatto forse per la Compagnia di S. Giovanni Battista della Morte).
Il Sodoma morì a Siena il 15 febbraio 1549.
Nel testo "Roma moderna" si colloca a Palazzo Salviati un quadro dell'artista: il Signore che va al Calvario, lo stesso quadro è menzionato nel" Palazzo Salviati alla Lungara" collocato nella stanza del Camino, inoltre si riferisce anche di un Ecce Homo nella camera del Cantone verso strada accanto al Gabinetto.

Nessun commento:

Posta un commento